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Dopo aver analizzato i principali rischi legati agli investimenti obbligazionari nei primi articoli, con particolare attenzione al rischio di credito, oggi ci concentreremo su un altro aspetto cruciale: il rischio tasso. Questo tema sarà accompagnato da altri concetti legati all’investimento in obbligazioni, come il regime fiscale applicato a noi investitori retail, elementi che incidono direttamente sul rendimento netto finale.

Iniziamo subito, perché ci sono molti argomenti da esplorare.

Come funziona il regime fiscale per gli investitori retail

Per investire in obbligazioni, è essenziale capire come il regime fiscale influisce sul rendimento netto finale. A differenza degli investitori istituzionali, che agiscono in un regime “lordista”, gli investitori retail, come la maggior parte di noi, operano in un regime nettista, ovvero con tasse già trattenute alla fonte.

Nel contesto italiano, la maggioranza degli investitori retail aderisce al regime fiscale amministrato, in cui l’intermediario finanziario funge da sostituto d’imposta. In altre parole, è l’intermediario a calcolare e trattenere automaticamente le imposte sugli investimenti per conto dell’investitore, e a versarle all’erario. Alternativamente, esiste il regime dichiarativo, che richiede all’investitore di calcolare personalmente le imposte tramite un fiscalista, ma questo è meno comune.

Il regime fiscale amministrato è nettamente prevalente tra gli investitori retail in Italia, secondo i dati Consob e Banca d’Italia. Di conseguenza, approfondiremo il funzionamento di questo sistema per capire meglio come influisce sul rendimento delle obbligazioni.

Le aliquote fiscali sulle obbligazioni

In Italia, attualmente esistono due principali aliquote fiscali applicabili agli investimenti obbligazionari:

  • Aliquota agevolata del 12,5%: Si applica ai titoli governativi italiani (Bot, BTP, CCT, CTZ) e ad alcune obbligazioni estere. Questa aliquota si applica non solo agli interessi (cedole), ma anche alle plusvalenze realizzate dalla vendita dei titoli di Stato prima della scadenza.
  • Aliquota ordinaria del 26%: Si applica a tutti gli altri strumenti obbligazionari, come le obbligazioni corporate emesse da aziende private, o le obbligazioni di società estere non residenti in paesi appartenenti alla white list (elenco di paesi con accordi fiscali con l’Italia).

È importante sottolineare che l’aliquota del 12,5% si applica anche alle obbligazioni emesse da enti sovranazionali e agli enti pubblici territoriali, inclusi molti titoli esteri governativi di paesi che appartengono alla white list. Per questi titoli, anche il disaggio di emissione (differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di rimborso per i titoli emessi sotto la pari) viene tassato con la stessa aliquota.

Disaggio di emissione: cosa sapere

Un concetto rilevante da conoscere è il disaggio di emissione, che si verifica quando un’obbligazione viene emessa a un prezzo inferiore a 100 (il valore nominale). Gli investitori che acquistano titoli sotto la pari potrebbero ottenere un guadagno aggiuntivo, ma anche questo è soggetto a tassazione.

È importante ricordare che il disaggio viene tassato anche se l’investitore non ha comprato l’obbligazione all’emissione ma successivamente, a un prezzo superiore alla pari. Questo può portare a una perdita in conto capitale alla scadenza del titolo, poiché verrà rimborsato a 100, ma l’imposta sul disaggio verrà comunque addebitata.

La compensazione delle minusvalenze

Un altro aspetto del regime fiscale che spesso crea confusione tra gli investitori retail è la compensazione delle minusvalenze. Le perdite realizzate dalla vendita di obbligazioni possono essere compensate con le plusvalenze generate dalla vendita di altri strumenti finanziari. Tuttavia, le cedole obbligazionarie non possono essere utilizzate per compensare le minusvalenze, poiché generano un tipo di reddito diverso dal capital gain.

Le minusvalenze possono essere compensate entro 4 anni dalla loro realizzazione, altrimenti scadono e non possono più essere utilizzate per ridurre le imposte dovute su future plusvalenze. Questo rende importante gestire correttamente le minusvalenze per ottimizzare il proprio carico fiscale.

Corso Secco e Tel-Quel: come vengono quotate le obbligazioni

Un altro elemento cruciale da capire quando si investe in obbligazioni è la modalità con cui vengono quotati i prezzi. Le obbligazioni possono essere quotate secondo due modalità: a corso secco o tel-quel. Questa distinzione ha un impatto diretto sul calcolo del rendimento e sull’effettivo esborso monetario.

  • Corso Secco: Quando un’obbligazione è quotata a corso secco, il prezzo espresso non include gli interessi maturati sino a quel momento. Questo è il caso, ad esempio, dei titoli di Stato italiani come i BTP o i CCT. Se si acquista un’obbligazione prima dello stacco della cedola, oltre al prezzo del titolo si dovrà pagare anche il rateo d’interesse maturato fino al momento dell’acquisto.
  • Tel-Quel: In questo caso, il prezzo quotato include già gli interessi maturati. Un esempio di obbligazione quotata “tel-quel” sono i titoli zero coupon, come i BOT o i CTZ, in cui gli interessi sono capitalizzati nel prezzo di acquisto e non vengono pagate cedole periodiche. In questo caso, non si paga alcun rateo d’interesse, poiché l’interesse è già incluso nel prezzo.

Esempio di calcolo: acquisto di un’obbligazione a Corso Secco

Per chiarire questi concetti, consideriamo un esempio. Supponiamo di voler acquistare un BTP quotato a 98,95 con un valore nominale di 10.000 euro. Il calcolo del controvalore sarà il seguente:

10.000 × 98,95 / 100 = 9.895 euro.

Tuttavia, questo non è l’intero esborso. Se l’obbligazione sta maturando interessi, dovremo aggiungere il rateo al prezzo. Se il rateo maturato è, ad esempio, 0,525%, il prezzo “tel-quel” sarà:

98,95 + 0,525 = 99,475.

Pertanto, il controvalore totale sarà:

10.000 × 99,475 / 100 = 9.947,50 euro.

Questo esempio mostra come il prezzo “tel-quel” includa il rateo e ci dia un quadro più preciso dell’esborso effettivo.

Conclusione sul rischio tasso e sul regime fiscale degli investimenti obbligazionari

In questo nuovo articolo abbiamo esplorato le dinamiche del regime fiscale applicato agli investimenti obbligazionari, oltre a chiarire il concetto di corso secco e tel-quel. Questi aspetti, se ben compresi, possono fare una grande differenza nel calcolo del rendimento netto delle obbligazioni.

Nel prossimo articolo approfondiremo il calcolo dei rendimenti delle obbligazioni e vedremo come stimare il rendimento a scadenza, con particolare attenzione alle diverse tipologie di titoli obbligazionari e agli strumenti di calcolo disponibili.

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Dr.Massimo Gotta è un giornalista-pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Torini. Laureato in Scienze Politiche e in Giurisprudenza è uno dei più apprezzati analisti finanziari italiani e tra i fondatori del Circolo degli Investitori. Ha alle spalle una lunga carriera professionale nel mondo bancario e finanziario: è stato docente per l’Università degli Studi di Torino e la Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino, il gruppo bancario Mediobanca, infine Banca Sella come responsabile Ufficio Titoli e Borsino ed in seguito Gestore di patrimoni presso la struttura Private Banking. Massimo Gotta è un apprezzato opinionista per diversi media finanziari tra cui Repubblica.it, LombardReport.com, Il Valore, Class CNBC. E’ coautore con Walter Demaria di “Investire in obbligazioni”, ed autore di diversi altri libri tra cui “Il meglio dell’analisi tecnica in Metastock”, Experta, (2006).

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