Capire i modelli di negoziazione delle obbligazioni e le diverse tipologie di emittenti
Nel primo articolo abbiamo esplorato i vari mercati obbligazionari, distinguendo tra mercati regolamentati, non regolamentati (OTC) e Multilateral Trading Facility (MTF). Oggi ci concentreremo sui modelli di negoziazione utilizzati in questi mercati e analizzeremo le tipologie di emittenti obbligazionari, due aspetti fondamentali per una corretta gestione del rischio e una strategia di investimento efficace.
Il nostro obiettivo rimane quello di semplificare i concetti tecnici e offrire strumenti operativi concreti, che possano essere immediatamente applicabili anche dagli investitori retail.
Modelli di negoziazione: Order Driven e Quote Driven
Quando si tratta di negoziare obbligazioni, è fondamentale capire come funziona il processo di esecuzione degli ordini. Esistono due principali modelli di negoziazione nei mercati obbligazionari: il modello Order Driven e il modello Quote Driven.
Order Driven: la negoziazione basata sugli ordini degli investitori
Nel modello Order Driven, gli investitori inseriscono i loro ordini di acquisto o vendita e questi vengono ordinati per prezzo e priorità temporale. Questo tipo di negoziazione si basa interamente sugli ordini degli investitori, senza intervento diretto di intermediari o market maker. Gli ordini vengono accodati e, se i prezzi corrispondono, viene eseguita la transazione.
Il vantaggio principale di questo modello è che gli investitori possono influenzare direttamente i prezzi inserendo ordini a valori che ritengono giusti, creando un sistema trasparente e competitivo. Questo modello è particolarmente vantaggioso per chi vuole gestire attivamente i propri ordini e cercare opportunità di mercato.
I mercati obbligazionari che adottano il modello Order Driven includono:
- MOT (Mercato Telematico delle Obbligazioni)
- EuroTLX
- Access Milan
Quote Driven: la negoziazione con i market makers
Nel modello Quote Driven, invece, sono i market maker a fornire prezzi di acquisto (bid) e vendita (ask). Gli investitori non negoziano tra di loro, ma acquistano o vendono direttamente ai market maker, che garantiscono la liquidità del mercato offrendo continuamente prezzi bid e ask.
Il vantaggio principale di questo modello è che, grazie alla presenza costante di market maker, c’è sempre una controparte disponibile per eseguire l’ordine, rendendo il mercato più liquido. Tuttavia, gli investitori non possono influenzare direttamente i prezzi, dovendo accettare quelli offerti dai market maker, che possono essere più ampi rispetto a quelli determinati dal mercato nel modello Order Driven.
Il mercato Vorvel utilizza il modello Quote Driven. Sebbene la liquidità sia garantita, può esserci una differenza significativa tra i prezzi bid e ask, il che può influire negativamente sull’efficienza operativa.
Differenze operative tra Order Driven e Quote Driven
È essenziale comprendere le differenze operative tra questi due modelli. Nel modello Order Driven, gli investitori hanno maggiore controllo sui prezzi e possono sfruttare le inefficienze del mercato per ottenere migliori opportunità di investimento. Nel modello Quote Driven, invece, gli investitori devono fare affidamento sui prezzi offerti dai market maker, che possono variare in modo significativo a seconda della liquidità e della situazione di mercato.
Per gli investitori retail, il modello Order Driven è generalmente preferibile, poiché permette di gestire meglio i rischi legati al prezzo e di avere maggiore controllo sulle transazioni. Tuttavia, il modello Quote Driven può essere utile in mercati con bassa liquidità, dove la presenza di market maker garantisce comunque un’esecuzione delle operazioni.
Tipologie di emittenti obbligazionari: governativi, sovranazionali e aziende private
Ora che abbiamo capito come funzionano i modelli di negoziazione, è importante analizzare i diversi tipi di emittenti obbligazionari. Le obbligazioni possono essere emesse da governi, organizzazioni sovranazionali o aziende private, e ciascuna di queste categorie presenta caratteristiche uniche in termini di rischio e rendimento.
Titoli di Stato o governativi: sicurezza e stabilità
I titoli di Stato, o obbligazioni governative, sono emessi da governi nazionali per finanziare le loro attività. Questi titoli sono generalmente considerati tra i più sicuri, poiché sono garantiti dalla capacità del governo di raccogliere fondi attraverso le tasse o emettere nuova moneta.
Esempi di titoli di Stato includono:
- BTP italiani
- Treasury Bond americani
- Bund tedeschi
La sicurezza dei titoli di Stato varia a seconda del merito di credito del paese emittente. Ad esempio, i titoli di paesi come gli Stati Uniti o la Germania sono considerati a basso rischio, mentre quelli di paesi con economie più deboli possono comportare rischi maggiori.
Titoli sovranazionali: progetti internazionali con basso rischio
Le obbligazioni sovranazionali sono emesse da organizzazioni internazionali come la Banca Europea degli Investimenti o la Banca Mondiale. Questi titoli vengono utilizzati per finanziare progetti che superano i confini nazionali, come lo sviluppo di infrastrutture o la promozione di politiche ambientali sostenibili.
Le obbligazioni sovranazionali sono generalmente considerate a basso rischio, poiché sono sostenute da più nazioni e da istituzioni finanziarie globali. Tuttavia, anche in questo caso il rischio può variare a seconda del tipo di progetto finanziato e della stabilità delle nazioni coinvolte.
Titoli corporate: rendimento elevato ma rischio maggiore
Le obbligazioni corporate, o obbligazioni aziendali, sono emesse da aziende private per raccogliere fondi destinati alla crescita o allo sviluppo dell’impresa. Questi titoli possono offrire rendimenti molto elevati, specialmente se emessi da aziende con un merito di credito inferiore o in difficoltà finanziarie.
Le obbligazioni corporate presentano una vasta gamma di rischi, che dipendono dalla solidità finanziaria dell’azienda emittente. Le obbligazioni di aziende solide, con un buon merito di credito, sono considerate relativamente sicure, ma quelle emesse da aziende meno affidabili (come i cosiddetti high yield bonds) possono comportare rischi elevati, compensati però da rendimenti superiori.
Come valutare il rischio di credito degli emittenti
Il rischio di credito è il fattore chiave da considerare quando si investe in obbligazioni. Si riferisce alla possibilità che l’emittente non sia in grado di pagare gli interessi o rimborsare il capitale alla scadenza. Per valutare questo rischio, è importante analizzare il merito di credito dell’emittente, che rappresenta la sua affidabilità finanziaria.
Gli emittenti con un alto merito di credito, come i governi di nazioni forti o aziende solide, offrono rendimenti più bassi, poiché il rischio di default è minimo. Al contrario, emittenti con un basso merito di credito offrono rendimenti più elevati per compensare il rischio maggiore di insolvenza.
Come utilizzare i rating delle agenzie di valutazione
Uno strumento utile per valutare il rischio di credito è il rating emesso dalle agenzie di valutazione come Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. Queste agenzie assegnano un punteggio che riflette la capacità dell’emittente di onorare i propri impegni finanziari.
Le obbligazioni con rating AAA sono considerate le più sicure, mentre quelle con rating BB o inferiore sono classificate come high yield o junk bonds, poiché presentano un rischio maggiore. Tuttavia, come vedremo nei prossimi articoli, i rating non devono essere l’unico criterio di valutazione, poiché talvolta possono sottovalutare o sovrastimare il rischio reale di un emittente.
Il rischio di credito nelle obbligazioni: come gestirlo
Valutare il rischio di credito è essenziale per proteggere il proprio capitale quando si investe in obbligazioni. Anche se le agenzie di rating offrono una guida, è importante approfondire l’analisi del merito di credito di un emittente. Per farlo, si può analizzare il bilancio dell’azienda, monitorare il contesto economico in cui opera e considerare fattori come il settore in cui è attiva.
Un approccio prudente prevede la diversificazione del proprio portafoglio obbligazionario, evitando di concentrarsi eccessivamente su un singolo emittente o settore.
Conclusione sui modelli di negoziazione e tipologie di emittenti obbligazionari
Abbiamo esplorato i modelli di negoziazione utilizzati nei mercati obbligazionari e le diverse tipologie di emittenti, evidenziando i rischi e le opportunità di ciascuna categoria. Conoscere questi aspetti è fondamentale per poter costruire un portafoglio obbligazionario bilanciato e gestire il rischio in modo efficace.
Nel prossimo articolo approfondiremo i rischi specifici legati all’investimento in obbligazioni, come il rischio di credito e il rischio di tasso d’interesse, e vedremo come questi possono influenzare il prezzo delle obbligazioni nel tempo.
Tutte le lezioni del corso:
- Tipologie di mercati obbligazionari
- Modelli di negoziazione e tipologie di emittenti obbligazionari
- Rischi e opportunità nel mercato obbligazionario
- Rischi specifici e strategie per minimizzare il rischio
- Rischio tasso e regime fiscale degli investimenti obbligazionari
- Calcolo del rendimento delle obbligazioni e impatto fiscale
- Calcolo del rendimento per le obbligazioni a tasso variabile e analisi della duration
- Curva Free Risk e Asset Swap Spread (ASW): strumenti avanzati per la valutazione delle obbligazioni
- Curve dei rendimenti: normale, investita e piatta
- Strategia Laddering, Bullet e Barbell per la gestione del portafoglio obbligazionario
- Come sfruttare la Yield Curve per strategie di arbitraggio e ottimizzazione di portafoglio
- Gestione attiva e dinamica del portafoglio obbligazionario: bilanciare i rischi e le opportunità
- Come calcolare il Fair Price di una obbligazione
- Duration e Convexity: gestire il rischio tasso nel portaoglio obbligazionario
- Analisi della Convexity: gestire il rischio tasso nel portafoglio obbligazionario
- Come utilizzare la convexity per ottimizzare il portafoglio obbligazionario
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