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iGestire i rischi nel nercato obbligazionario: come proteggere il proprio Investimento

Nel nostro percorso di esplorazione del mercato obbligazionario, abbiamo trattato i mercati e le tipologie di emittenti obbligazionari. Ora, in questo terzo articolo, ci concentreremo su uno degli aspetti più cruciali dell’investimento in obbligazioni: i rischi. Sapere come gestire i rischi è essenziale per proteggere il proprio capitale e ottenere rendimenti stabili e costanti.

Esploreremo i principali rischi legati alle obbligazioni, tra cui il rischio di credito, il rischio tasso di interesse e il rischio di mercato, con un focus particolare su come questi rischi influenzano il prezzo delle obbligazioni e la loro redditività. Parleremo anche di normative importanti, come il Bail-In e le Clausole di Azione Collettiva (CACs), che hanno cambiato significativamente il panorama obbligazionario negli ultimi anni.

Rischio di credito: la minaccia più grande

Il rischio di credito è probabilmente il rischio più importante da considerare quando si investe in obbligazioni. Questo rischio rappresenta la possibilità che l’emittente dell’obbligazione non sia in grado di ripagare gli interessi o il capitale prestato, portando l’investitore a subire perdite. È un rischio reale, come hanno dimostrato casi famosi come il default dell’Argentina, Cirio, Parmalat, Lehman Brothers e, più recentemente, della Grecia.

Rating di credito: Moody’s, S&P e Fitch

Per valutare il rischio di credito di un emittente, uno strumento utile è il rating fornito dalle principali agenzie di valutazione del credito, come Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. Queste agenzie assegnano un punteggio basato sulla solidità finanziaria dell’emittente e sulla sua capacità di onorare i propri debiti.

Le obbligazioni con rating AAA sono considerate le più sicure, mentre quelle con rating BB o inferiore vengono classificate come junk bonds o high yield, a causa del rischio maggiore che comportano. Tuttavia, è importante sottolineare che i rating sono solo una guida, e non dovrebbero essere l’unico fattore di valutazione del rischio. In alcuni casi, i rating possono sottostimare o sovrastimare il rischio reale, come è avvenuto prima della crisi finanziaria del 2008.

Recovery rate: cosa succede in caso di default?

Un altro aspetto da considerare è il recovery rate, ovvero la percentuale del capitale investito che può essere recuperata in caso di default dell’emittente. Storicamente, il tasso di recupero per i default obbligazionari negli ultimi 25 anni è stato in media del 45%, il che significa che oltre la metà del capitale investito è andato perduto.

Il recovery rate può variare in modo significativo in base al merito di credito dell’emittente e alle condizioni economiche generali. In periodi di recessione, ad esempio, il tasso di recupero tende a essere più basso, poiché le imprese sono più esposte al rischio di default. Per gli emittenti con un buon rating di credito, invece, il tasso di recupero può essere più elevato.

Lo status dell’obbligazione: senior e subordinate

Quando si parla di rischio di credito, è fondamentale anche considerare lo status dell’obbligazione, che indica il livello di precedenza con cui i creditori vengono rimborsati in caso di fallimento dell’emittente. Le obbligazioni possono essere classificate come senior o subordinate:

  • Le obbligazioni senior sono le più sicure, poiché in caso di default vengono rimborsate prima delle obbligazioni subordinate.
  • Le obbligazioni subordinate presentano un rischio maggiore, poiché il loro rimborso avviene solo dopo che i creditori senior sono stati risarciti. Esistono diversi gradi di subordinazione, e le obbligazioni con la subordinazione massima possono essere considerate quasi come capitale di rischio.

Conoscere lo status dell’obbligazione è fondamentale per valutare il rischio di credito e la probabilità di recuperare il capitale in caso di insolvenza dell’emittente.

Normative post-2008: Bail-In e Clausole di Azione Collettiva (CACs)

A seguito della crisi finanziaria del 2008, il panorama degli investimenti obbligazionari è cambiato radicalmente. La crisi ha dimostrato che anche le istituzioni finanziarie più grandi possono fallire, spingendo l’Unione Europea a introdurre normative che trasferiscono parte del rischio sugli investitori. Due normative chiave sono il Bail-In e le Clausole di Azione Collettiva (CACs).

Il Bail-In: la normativa europea che protegge il denaro pubblico

Il Bail-In, introdotto in Europa nel 2016, è una normativa che stabilisce che, in caso di crisi bancaria, gli azionisti e gli obbligazionisti debbano contribuire a risolvere la crisi con i propri fondi. Questa norma è stata introdotta per evitare che i governi debbano intervenire con fondi pubblici per salvare le banche, come accaduto durante la crisi del 2008.

In pratica, in caso di crisi bancaria:

  • Gli azionisti saranno i primi a subire le perdite.
  • Successivamente, le perdite saranno trasferite ai detentori di obbligazioni subordinate.
  • Se queste misure non bastano, anche le obbligazioni senior potrebbero essere svalutate o convertite in azioni.

Alcune categorie di asset sono esenti dal Bail-In, come i depositi garantiti fino a 100.000 euro, i covered bond, e i beni dei clienti custoditi presso la banca in crisi. Tuttavia, anche i depositi superiori ai 100.000 euro potrebbero essere coinvolti se necessario.

Clausole di Azione Collettiva (CACs): il rischio dei Titoli di Stato

Le Clausole di Azione Collettiva (CACs) sono una versione del Bail-In applicata ai titoli di Stato. Introdotte nel 2013, le CACs permettono agli Stati in difficoltà di ristrutturare il proprio debito, ricontrattando gli interessi e le scadenze dei titoli di Stato, o proponendo uno scambio con altre obbligazioni.

Queste clausole permettono a uno Stato di modificare unilateralmente le condizioni dei titoli emessi, ad esempio posticipando la scadenza o riducendo i pagamenti delle cedole. Sebbene le CACs siano applicabili solo ai titoli emessi dopo il 1° gennaio 2013, rappresentano un rischio significativo per gli investitori retail che detengono titoli di Stato di nazioni in difficoltà.

Rischio di tasso d’interesse: la relazione Inversa tra tassi e prezzi

Un altro rischio fondamentale da comprendere è il rischio di tasso d’interesse. Questo rischio si riferisce all’impatto che le variazioni dei tassi d’interesse hanno sul prezzo delle obbligazioni. La relazione tra tassi e prezzi è inversa: quando i tassi d’interesse aumentano, il prezzo delle obbligazioni tende a scendere; al contrario, quando i tassi diminuiscono, il prezzo delle obbligazioni sale.

Un esempio reale: il rialzo dei tassi della BCE nel 2022-2023

Un esempio recente che dimostra chiaramente questa relazione è il ciclo di rialzo dei tassi d’interesse operato dalla BCE tra la fine del 2022 e il 2023 per contrastare l’inflazione. Durante questo periodo, i tassi sono stati portati dallo 0% al 4,5%, causando un calo significativo dei prezzi delle obbligazioni. Ad esempio, il prezzo del Bund tedesco è sceso da 172 a 128.

Il ciclo di taglio dei tassi del 2008-2009

Allo stesso modo, nel ciclo di taglio dei tassi tra il 2008 e il 2009, per contrastare la crisi dei mutui subprime, i tassi della BCE sono stati ridotti dal 4,25% all’1,5%, facendo aumentare il prezzo dei titoli obbligazionari. Ad esempio, il prezzo di un BTP italiano è passato da circa 96 a 104 durante questo periodo.

Questi esempi dimostrano l’importanza di monitorare attentamente i tassi d’interesse e di comprendere come influenzano il prezzo delle obbligazioni, specialmente in periodi di volatilità economica.

Rischio di mercato: la liquidità delle obbligazioni

Il rischio di mercato è un altro elemento chiave da considerare, specialmente per quanto riguarda la liquidità di un’obbligazione, cioè la facilità con cui può essere comprata o venduta. Sebbene il mercato obbligazionario sia vastissimo, molte obbligazioni possono soffrire di scarsa liquidità, il che significa che ci sono pochi scambi giornalieri e spread ampi tra i prezzi di acquisto e vendita.

Esempio di scarsa liquidità: titoli governativi USA su EuroTLX

Un esempio di scarsa liquidità può essere osservato sui titoli governativi statunitensi quotati su EuroTLX, dove lo spread tra il prezzo di acquisto (90,35) e quello di vendita (91,49) è notevolmente ampio (1,26%). In questi casi, la scarsa liquidità può rendere difficile negoziare il titolo a prezzi favorevoli, influenzando negativamente il rendimento finale dell’investimento.

Conclusione su rischi e opportunità nel mercato obbligazionario

Abbiamo visto come il rischio di credito, il rischio di tasso d’interesse e il rischio di mercato influenzino gli investimenti obbligazionari. Questi rischi, se ben gestiti, possono essere minimizzati attraverso una corretta pianificazione e diversificazione del portafoglio. Nelle prossime lezioni ci concentreremo su come sfruttare le opportunità nel mercato obbligazionario e come applicare strategie pratiche per ottimizzare i rendimenti.

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Dr.Massimo Gotta è un giornalista-pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Torini. Laureato in Scienze Politiche e in Giurisprudenza è uno dei più apprezzati analisti finanziari italiani e tra i fondatori del Circolo degli Investitori. Ha alle spalle una lunga carriera professionale nel mondo bancario e finanziario: è stato docente per l’Università degli Studi di Torino e la Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino, il gruppo bancario Mediobanca, infine Banca Sella come responsabile Ufficio Titoli e Borsino ed in seguito Gestore di patrimoni presso la struttura Private Banking. Massimo Gotta è un apprezzato opinionista per diversi media finanziari tra cui Repubblica.it, LombardReport.com, Il Valore, Class CNBC. E’ coautore con Walter Demaria di “Investire in obbligazioni”, ed autore di diversi altri libri tra cui “Il meglio dell’analisi tecnica in Metastock”, Experta, (2006).

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