Continuiamo il nostro racconto alla scoperta degli Smart Beta, una particolare tipologia di ETF in grado di combinare il meglio dell’investimento attivo e quello dell’investimento passivo? Se ti sei perso la prima parte vai al nostro articolo intitolato sai cosa sono gli ETF Smart Beta? Parte 1.
Dopo aver dato una panoramica generale su questi prodotti piuttosto recenti, approfondiamo le diverse tipologie di Smart Beta che esistono in circolazione, sviscerandone i dettagli delle versioni più comuni.
Inoltre, vedremo anche alcuni confronti con i loro benchmark, per stabilire quale sia la strategia migliore. Infine, al termine di questo articolo vedremo quando potrebbe essere il caso di investire in questi strumenti.
Cosa abbiamo visto nei precedenti articoli della serie “Come investire in ETF“
Procediamo però con ordine: prima di scoprire come tenere monitorato il nostro investimento in ETF, dobbiamo assicurarci di avere ben chiari tutti gli altri principi di questi strumenti finanziari, per comprendere appieno la loro logica.
Di seguito ti mostro quindi cosa abbiamo visto insieme fino ad ora, negli articoli dedicati agli ETF. Clicca sul titolo di ognuno per leggerli con tutta calma:
- Cosa sono gli ETF?
- Decifriamo i nomi degli ETF
- Gli ETF strutturati
- ETF attivi contro Fondi attivi
- ETC: cosa sono e come funzionano
- Investire in valute dal divano di casa
- Gli ETF Smart Beta parte 1
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Tipologie di ETF Smart Beta
Analizziamo ora alcuni tratti distintivi delle singole tipologie di ETF “Smart Beta” azionari, in modo da offrire una panoramica sulle varie metodologie di ponderazione.
- La famiglia degli ETF Smart Beta classificati come “Dividend Yield” focalizzano la loro esposizione sui titoli ad alto dividendo: i portafogli sono costruiti in modo da privilegiare le azioni di società che pagano dividendi elevati;
- Gli ETF “Volatilità” utilizzano criteri di ponderazione delle azioni tesi alla riduzione della volatilità di portafoglio, tenendo conto non solo della volatilità dei singoli titoli bensì anche della correlazione tra di loro (cosiddetti indici “Minimum Variance”). Quest’ultimo approccio è, ovviamente, il più raffinato sotto il profilo quantitativo, oltre ad essere quello in grado di massimizzare il rapporto rischio/rendimento;
- Gli ETF “Growth”, così come per i fondi, si propongono di sovrappesare azioni con alto potenziale di crescita, e a tal fine l’indice di riferimento viene filtrato in base a criteri di crescita storica, attuale o futura, degli utili per azione;
- Gli ETF “Value” tendono invece ad aumentare l’esposizione su azioni sottovalutate in base all’analisi fondamentale. A tal fine, all’indice di riferimento sono applicati dei filtri su vari indici di bilancio, per esempio il rapporto prezzo utili, dividend yield, il rapporto tra prezzo e book value e rapporto tra prezzo e ricavi;
- Gli ETF basati sul “Momentum”, come suggerisce il nome, cavalcano il momento, replicando l’andamento di quelle aziende che nel breve periodo (meno di un anno) continueranno a salire vertiginosamente. Dunque, il fattore momentum permette di dare una ponderazione maggiore ai titoli in trend positivo e con appunto un momentum favorevole di breve;
- Gli ETF basati sulla “capitalizzazione” filtrano i titoli in base alla loro grandezza, ad esempio le small cap oppure le famose PMI italiane.
Quali strategie “Smart Beta” preferire?
Va da sé che, posta la quantità di strumenti quotati e la varietà di strategie adottate dai singoli ETF, individuare e scegliere i più adatti da inserire in portafoglio può rivelarsi esercizio complicato, senza il supporto di strumenti di analisi adeguati. Cerchiamo di dare alcuni spunti, in base a quanto emerso dai nostri studi condotti su questi strumenti.
Qualche anno fa erano particolarmente in voga gli ETF “Volatility-Based” – cioè quei prodotti che replicano indici costruiti con la metodologia “Minimum Variance”: tali ETF permettono un’esposizione sull’equity che beneficia delle fasi di rialzo dei mercati azionari e al contempo limita le perdite durante le fasi di mercato negative. Molti di questi strumenti, però, sono passati di moda. Innanzitutto, sono stati più recentemente delistati e non solo: oggi la volatilità può essere tranquillamente controllata e valutata attraverso gli strumenti messi a disposizione da RendimentoFondi, come l’ETI o la liquidità dello strumento.
Per questi motivi, oggi appaiono particolarmente interessanti le classiche strategie Value e Growth, così come le strategie Momentum. Vediamo un confronto: sovrapponiamo fra loro due ETF basati sull’azionario mondo, entrambi in dollari ed entrambi della stessa casa produttrice, ovvero l’iShares.
- iShares Core MSCI World UCITS ETF – IE00B4L5Y983 (in azzurro)
- iShares Edge MSCI World Momentum Factor UCITS ETF – IE00BP3QZ825 (in nero)
Scopriamo che la strategia basata sul Momentum (l’iShares Edge MSCI World Momentum Factor UCITS ETF – IE00BP3QZ825) va effettivamente meglio sul lungo periodo, come si può vedere dall’immagine qui sotto.
Se invece noi sovrapponiamo fra loro due ETF della stessa casa, entrambi in dollari ma questa volta entrambi basati su MSCI USA, quindi un indice che già di per se stesso ha un forte Momentum intrinseco, vedremo che la strategia avrà risultati mediocri.
- iShares Msci Usa – UCITS ETF – IE00B52SFT06 (in nero)
- iShares Edge MSCI USA Momentum Factor ETF – US46432F3964 (in azzurro)
Scopriamo che la strategia basata sul Momentum non ha prodotto alcun risultato apprezzabile.
Ricordiamo che RendimentoFondi mette a disposizione dei suoi abbonati la possibilità di confrontare queste strategie nell’area “I miei confronti“.
Se poi noi sovrapponiamo un qualunque fondo attivo, come sempre accade, vediamo che la gara è impari.
Infine, il discorso si fa più interessante se sovrapponiamo un fondo Growth con un ETF Growth sempre sul mercato USA:
- MS INVF US Growth A USD – LU0073232471 (in nero)
- Wisdomtree Us Quality Dividend Growth UCITS ETF – IE00BZ56RG20 (in azzurro)
Per avere un confronto alla pari, partiamo dal 2016, ovvero dal lancio del prodotto più recente (il IE00BZ56RG20). Altrimenti, l’ MS INVF US Growth A USD – LU0073232471 partirebbe già avvantaggiato: avrebbe maturato una performance significativa prima dell’immissione sul mercato dell’ETF Smart Beta.
Nonostante questo, possiamo vedere dall’immagine qui sotto come il fondo Growth vinca il confronto con l’ETF Smart Beta.
Conclusioni su ETF Smart Beta
Alcune di queste forme innovative di ETF sono davvero interessanti, ma come abbiamo appena dimostrato, e come ripetiamo sempre, dobbiamo sapere cosa stiamo acquistando.
Soprattutto, dobbiamo acquistarne una porzione di portafoglio per noi sopportabile, sapendo che anche la miglior strategia che oggi abbiamo in mente potrebbe non rivelarsi poi così efficace.
Prendiamo l’esempio fatto sul Momentum: è importante per l’investitore consapevole sapere che se applicata su di un mercato che presenta già un forte Momentum implicito potrebbe rivelarsi inefficace.
I fattori legati alla volatilità possono essere ricercati anche negli ETF tradizionali, a basso costo grazie all’indicatore ETI, senza dover pagare di più per avere uno strumento elaborato.
I fattori legati ai dividendi e alle potenzialità di crescita sfruttano ampiamente conosciuti e collaudati dall’industria del risparmio, per questo possono essere una valida alternativa a chi proprio non ama per nulla i fondi comuni e vuole uno strumento meno costoso e più facile da comprare e vendere.
Elenco completo articoli del corso “Come investire in ETF“
- Cosa sono gli ETF?
- Decifriamo i nomi degli ETF
- Gli ETF strutturati
- ETF attivi contro Fondi attivi
- ETC: cosa sono e come funzionano
- Investire in valute dal divano di casa
- Gli ETF Smart Beta parte 1
- Gli ETF Smart Beta parte 2
- Come funzionano gli ETF: creazione e gestione
- Come funzionano gli ETF: la replica del sottostante
- La liquidità degli ETF: perché è importante conoscerla
- Investire in ETF: pro e contro
- Scoviamo solo i migliori ETF grazie al Ranking
- Investire in ETF: un portafoglio ETF pochi click
- Teniamo monitorato il nostro investimento in ETF
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