Negli ultimi articoli abbiamo parlato a lungo degli ETF a distribuzione dei dividendi, in particolare, attenzione però perché ogni strategia ha sempre uno o più risvolti negativi che vanno compresi.
Quali sono dunque le controindicazioni di avere un ETF che distribuisce dividendi nel nostro portafoglio?
Perché e in quali casi è invece meglio un ETF ad accumulazione dei dividendi?
Infine, parlando di fondi comuni di investimento, valgono le stesse regole?
Se anche tu hai dovuto scegliere fra un titolo a distribuzione, uno ad accumulazione e non sai se hai operato la scelta giusta, allora ti consiglio di leggere questa semplice guida pratica.
Se non vuoi leggere l’articolo guarda il video completo qui:
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Ci tengo a fare la solita piccola premessa: noi di RendimentoFondi non intendiamo schierarci per l’uno o per l’altro rischiando, come troppo spesso accade, di diventare tifosi.
Bensì vogliamo che sia il lettore (consapevole) ad avere le armi in tasca necessarie per poter prendere la decisione migliore per le proprie aspettative.
ETF a distribuzione dei dividendi: quando è meglio evitarli.
Gli ETF a distribuzione possono avere sia vantaggi che svantaggi e il tutto, come sempre, dipende dalle aspettative dell’investitore.
Infatti, rispetto ai prodotti ad accumulazione, gli ETF a distribuzione sono tassati, in Italia al 26%, ogni volta che si percepisce il provento e non permettono di beneficiare dell’effetto compounding indiretto generato dal reinvestimento dei flussi nel fondo.
Compounding è una parola inglese e nel caso specifico viene utilizzata nel trading per indicare l’atto di lasciare sul proprio conto i profitti invece di prelevarli, con lo scopo di aggiungerli al capitale iniziale e quindi incrementare il profitto successivo, dando il via a un incremento esponenziale dei guadagni.
Nel caso specifico non si tratta di lasciare i proventi sul conto corrente, bensì di lasciarli all’interno del fondo, affinché il gestore li reinvesta incrementando la massa e i profitti del fondo stesso.
Qual è l’utilità di avere in portafoglio dei titoli che distribuiscono dividendi.
L’utilità è prevalentemente data dal fatto di avere una rendita periodica dal nostro investimento.
Tali prodotti infatti permettono di costruire una rendita passiva a scadenze regolari, che può essere utilizzata per far fronte alle esigenze di liquidità periodiche, o di mitigare le perdite in conto capitale su altri investimenti.
Facciamo però qualche esempio pratico.
Sovrapponiamo l’ETF Ishare Core S&P500 a distribuzione, il cui simbolo è IUSA, con il corrispettivo ad accumulazione Ishares Core SP 500 Ucits Etf il cui simbolo è CSSPX.

Come si nota dal grafico, nell’ultimo anno l’ETF ad accumulazione ha guadagnato esattamente l’1.57% in più rispetto al gemello a distribuzione.
Dunque abbiamo dimostrato semplicemente come l’extra rendimento sia pari esattamente alla cedola distribuita.
Allora il lettore potrebbe pensare che i costi di gestione annua possano cambiare fra i due strumenti, magari a causa delle diverse spese amministrative che i gestori del fondo devono sostenere.
La risposta è no, anche il profilo commissionale rimane invariato, entrambi i fondi hanno un TER pari allo 0.07% annuo.
Perché i titoli a distribuzione continuano ad esistere nonostante tutti questi svantaggi?
Cerchiamo di inquadrare la questione da una prospettiva differente rispetto al mero conteggio delle tasse.
Come abbiamo dimostrato in un nostro recente articolo nel quale abbiamo parlato del Pimco STHE IE00BF8HV600, noi abbiamo la possibilità di acquistare degli ETF che si muovono in laterale, senza direzionalità, ma che distribuiscono alti dividendi fino al 5% all’anno.
Il vantaggio nell’acquistare questi titoli è proprio dato dal fatto che il grafico manca di direzionalità, infatti, acquisteremo il titolo per il buon flusso annuale di dividendi e potremmo letteralmente dimenticarci di avere questi titoli in portafoglio.
Dunque, in conclusione, il mio consiglio è quello di utilizzare un ETF ad accumulazione dei profitti qualora si acquisti un titolo per la sua direzionalità, quindi per guadagnare dal differenziale di prezzo tra acquisto e vendita.
Qualora invece siamo alla ricerca di un investimento unicamente orientato al flusso di dividendi, per avere un tesoretto ogni mese, allora in quel caso non andremo andare alla ricerca della direzionalità, ma avere un grafico che ruota sempre nell’intorno degli stessi prezzi rappresenta un indiscutibile vantaggio.
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Pro e contro dei fondi comuni a distribuzione di dividendi.
Anche nel caso dei fondi comuni di investimento, il discorso non cambia di molto.
Guarda questi due esempi pratici:


Si tratta dello stesso fondo, è un Pimco obbligazionario, eppure l’andamento è profondamente diverso, riesci già a immaginare il perché?
In questo, come in molti altri casi analoghi, è proprio questo aspetto a fare la differenza; il reinvestimento degli utili infatti va ad incrementare il nav quando reinvestiti.
Non solo, è altresì possibile che il gestore non riuscendo a distribuire il dividendo sia stato costretto a decurtarlo dal nav. Purtroppo è una facoltà che i gestori dei fondi hanno a loro disposizione.
Ma allora è impossibile guadagnare con i fondi a distribuzione?
Noi di RendimentoFondi abbiamo selezionato per nostri lettori un portafoglio modello di fondi a distribuzione che nell’ultimo anno ha avuto un rendimento del 15,02% con un flusso di dividendi pari al 2,19%.
Scopri di più sui portafogli modello in fondi di RendimentoFondi>>
Questo è l’andamento grafico del portafoglio fondi cedola nel 2021.

Non solo, mi preme anche mostrarti gli ultimi due anni, per mostrarti come sia molto bassa la volatilità di un portafoglio ben costruito.

Abbiamo pubblicato recentemente un articolo con l’andamento dei portafogli nei primi sei mesi del 2021, e tra non molto sarà tempo di bilanci conclusivi.
Nel caso dei fondi comuni, a differenza che per gli ETF abbiamo preferito selezionare titoli direzionali perché il portafoglio viene movimentato con Trendycator.
Come sempre, noi dobbiamo sapere prima qual è il nostro fine, per poter così selezionare il giusto mezzo.
Giunti alla fine, ancora una volta, mi auguro che questa semplice guida pratica ti sia stata d’aiuto nel comprendere meglio i meccanismi di funzionamento di questi strumenti complessi.
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A presto su RendimentoFondi