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Quello delle fonti di energie rinnovabili è un settore che ha catturato molta attenzione da parte degli investitori nell’ultimo anno, alimentata in parte dal calo dei prezzi delle energie rinnovabili e dallo slancio crescente per un’economia più “verde”.

Per questo, gli investitori si sono riversati sui pochi ETF disponibili per cavalcare l’onda dell’entusiasmo, come l’iShares Global Clean Energy UCITS ETF – US4642882249 e l’iShares Global Clean Energy ETF – IE00B1XNHC34, facendo registrare per tutto il 2020 performance stellari: ad esempio, l’iShares Global Clean Energy UCITS ETF ha fatto registrare un +119,95 % complessivo nell’anno passato.

Peccato che questi ETF replicano l’S&P Global Clean Energy Index, un indice creato 14 anni fa e che fino alla scorsa settimana comprendeva solamente 30 aziende, alcune delle quali anche piuttosto piccole. Con poche società all’interno, l’incremento di dimensioni degli ETF sul settore ha causato un’esplosione delle quotazioni per le singole aziende, non accompagnato da un altrettanto miglioramento dei fondamentali. A titolo indicativo, le prime cinque azioni dell’iShares Global Clean Energy ETF – IE00B1XNHC34, che fino alla scorsa settimana rappresentavano più di un quarto del portafoglio, nel 2020 hanno incrementato le loro quotazioni molto più dell’aumento del fatturato: anzi, in alcuni casi è addirittura diminuito, come mostrato nella tabella qui sotto.

 

Azienda

Aumento valore azionario 2020Aumento del fatturato 2020Aumento del fatturato previsto
Plug Power+ 1.001%+ 55%+ 39%
Enphase Energy+ 556%+ 24%+ 73%
Verbund+ 52%– 17%+ 14%
Siemens Gamesa+ 110%– 7%+ 13%
Vestas Wind Systems+ 111%+ 22%+ 13%

 

Le cinque principali posizioni dell’iShares Global Clean Energy ETF – IE00B1XNHC34 e il relativo aumento di fatturato nel 2020 e previsto nel 2021 (fonte: rielaborazione dati da Yahoo Finance)

Probabilmente anche per questo motivo, il trend positivo fatto registrare dagli ETF che replicano l’S&P Global Clean Energy Index non ha trovato seguito nel 2021: al momento, il solo iShares Global Clean Energy UCITS ETF ha una performance che si aggira intorno al -17% da inizio anno.

iShares Global Clean Energy -US4642882249
La performance dell’iShares Global Clean Energy ETF, che dopo una grande crescita nel 2020 ha fatto registrare un importante calo dai massimi di gennaio 2021

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Il nuovo S&P Global Clean Energy Index

Per porre rimedio a questa concentrazione, il comitato dell’S&P Dow Jones Indices (SPDJI) ha proposto una consultazione, poi approvata dagli investitori, per riorganizzare l’indice, in modo tale da ridurre la volatilità degli ETF che lo replicano, con effetto a partire da lunedì 19 aprile.

Innanzitutto, viene incrementato il numero di aziende che entrano nell’indice: da 30 si passa a 82, con la possibilità di aumentare ulteriormente questo numero fino a 100 in futuro. Inoltre, mentre il vecchio paniere di 30 società aveva un’esposizione al 100% all’energia pulita – il che significa che tutti i componenti dell’indice facevano delle fonti rinnovabili la loro attività principale – l’indice aggiornato è  ora composto solamente al 66% da aziende con esposizione diretta alle fonti rinnovabili, alle quali viene attribuito un punteggio di esposizione di 1. Oltre a questo, un ulteriore 27% dell’indice è composto da aziende che hanno un punteggio di esposizione alle rinnovabili di 0,5: sono le aziende che si occupano solo parzialmente di energia pulita. Infine, il restante 7% dell’indice è dedicato a società che hanno un’esposizione alle nuove fonti di energia dello 0,75: sono imprese che operano nel settore, ma che non fanno delle rinnovabili la loro attività primaria.

Inoltre, le società con un punteggio di esposizione di 1 possono avere un peso massimo all’interno dell’indice dell’8%, mentre quelle con 0,75 sono limitate al 6% e quelle con un punteggio di 0,5 sono limitate al 4%. Il risultato complessivo, nelle intenzioni dell’SPDJI, è quella di una riduzione della volatilità di questo indice, come mostrato nella figura di seguito:

La riorganizzazione del S&P Global Clean Energy Index: la prima colonna presenta la composizione passata, mentre quella di destra la composizione valida dal 19 aprile (fonte: rielaborazione su dati S&P Global)

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Chi ci guadagna e chi ci perde dal nuovo indice

Questo ha fatto sì che la partecipazione di alcune aziende venisse rivista al ribasso: Plug Power, l’azienda con la maggior posizione nell’indice in passato, è passata dal massimo di 9,7% dello scorso 15 marzo all’attuale 3,57%. È interessante notare anche il ribilanciamento dei vari Paesi all’interno dell’indice: ad esempio, l’Italia aumenta il suo peso nell’indice del 2,1%, con l’introduzione di aziende come Enel, che si occupa di energia pulita sotto il marchio Enel X. Allo stesso modo, aumentano le aziende statunitensi (6,5%), mentre calano quelle cinesi (-2,7%). Nonostante questo, il nuovo indice ha incluso società nelle quali il governo cinese ha partecipazioni dominanti, tra le quali China Longyuan e Goldwind. La lista completa delle aziende ora presenti nel nuovo indice è disponibile cercando le partecipazioni dell’iShares Global Clean Energy UCITS ETF, che essendo a replica fisica ha una partecipazione in tutte e 82 le attuali aziende (raggiungibile a questo link).

Conclusioni sull’S&P Global Clean Energy Index

La riorganizzazione ha voluto riequilibrare la composizione dell’indice, inserendo aziende molto più strutturate e mature di quelle precedentemente presenti, come Enel e la spagnola Iberdrola. Il risultato è dunque quello di avere un indice che sia il più fedele possibile rispetto agli sviluppi di questa industria.

Investire su un ETF significa non prendere un rischio specifico, ma investire su un settore nella fattispecie. Sicuramente le quotazioni delle componenti dell’ETF sono salite tanto lo scorso anno, forse più del dovuto, e quindi una fase di normalizzazione in questo periodo potrebbe essere la conseguenza logica di questa grande crescita. L’effetto cercato dalla riorganizzazione dell’indice va proprio in questa direzione: è logico attendersi un periodo di volatilità iniziale per l’indice, e di riflesso anche per gli ETF che lo replicano.

In definitiva, le prospettive per le rinnovabili rimangono intatte, quindi ci aspettiamo che il trend di lungo periodo sarà positivo: la direzione di molte aziende è ormai quella di un’economia sempre più “verde”. In conclusione, quindi, ai lettori di RendimentoFondi interessati al settore possiamo dire di tenere monitorato l’evolversi della situazione sugli strumenti che abbiamo presentato nelle scorse settimane, come i migliori investimenti sull’idrogeno, il primo ETF attento al clima di UBS, oppure gli stessi iShares Global Clean Energy UCITS ETF e iShares Global Clean Energy ETF.

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È stato editorialista di diverse testate giornalistiche di tipo finanziario prima di approdare a Rendimento Fondi, dove è diventato presto la punta di diamante del team editoriale. È considerato nell’industria uno degli analisti top expert del settore automotive. È laureato in Economia Aziendale e in Management Internazionale presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.

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