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Continuiamo il mini ciclo di articoli dedicato alle onde di Elliott, se ti sei perso l’articolo precedente, nel quale abbiamo descritto la teoria delle nde di Elliott, lo trovi qui:

Le onde di Elliott secondo RendimentoFondi

Prima di proseguire con la trattazione delle onde correttive di Elliott, vogliamo fare un piccolo excursus metodologico.

Come si vede in Fig.1, dove viene rappresentato l’indice europeo Eurostoxx50 su base settimanale, non è poi così complesso   avere un quadro d’insieme dell’andamento dei mercati. Soprattutto, i lettori di RendimentoFondi hanno il Trendycator a loro supporto utilizzabile come giuda nell’interpretazione del mercato e anche delle onde. Ci riferiamo esplicitamente al fatto che sia facile o meno capire, o intuire, quando un ciclo ribassista è alla fine. I lettori che ci seguono da più tempo sanno già dove stiamo andando a parare.

grafico

Osservando il grafico in Fig.1 è facile intuire come non ricopre una grande importanza essere capaci a contare le onde, se
sono davvero 5 impulsive o 3 correttive. Ciò che realmente importa è tenere a mente questi tre punti:

1-per capire se sta partendo una onda 1 ovviamente il Trendycator deve essere rosso perché si arriva da un impulso ribassista qualunque esso sia.
2-ci deve essere un Bottom, meglio se accompagnato dal nostro Oscillator in divergenza positiva.
3-ad un certo punto il Trendycator torna verde.

Per avere una doppia conferma visiva si può tracciare una semplice trend-line dinamica che congiunge i massimi discendenti. Nella maggior parte dei casi si noterà una coincidenza tra la fine di questa linea discendente e l’inizio di Trendycator verde.
Questo è molto presumibilmente l’inizio di un nuovo ciclo rialzista.

Le tre onde correttive di Elliott

Arriviamo finalmente alla parte secondo noi più interessante.

Le onde impulsive sono certamente affascinanti, ma allo stesso tempo come abbiamo detto spesso possono dare adito a diverse interpretazioni e servirebbero troppi anni per specializzarsi nell’utilizzo.

Leggermente diverso è il discorso per le onde correttive (Fig.3) per due motivi:

-arrivano alla fine di un trend chiaramente visibile a tutti;
-hanno alla base delle motivazioni codificabili e riconoscibili.

La prima onda A è generalmente improvvisa e violenta. Non si sa esattamente quanto dura, ma è sicuramente catalogabile come “panic-selling”; ovvero un panico generalizzato che da l’inizio a vendite indiscriminate su tutti i comparti. In questa fase le persone non vogliono avere nulla o quasi in portafoglio e sono disposte a vendere a qualunque prezzo. Anche i fondi comuni di investimento devono vendere per assecondare le richieste di smobilizzo dei loro clienti. Idem gli ETF, e così via in un vortice che si auto avvita su se stesso.

Poi ad un certo punto arriva la fine delle vendite massicce che coincide con l’inizio di onda B. In questa fase, ci sono gli interventi dei governi, iniezioni di liquidità etc. Se vogliamo, l’onda correttiva B è davvero la più semplice da intuire. Quando si iniziano a vedere i primi interventi delle Banche Centrali, allora un rimbalzo è probabile. A quel punto intervengono anche questioni di natura squisitamente tecnica. Gli shortisti iniziano a ricoprirsi e come spesso accade ad un certo punto lo short viene totalmente inibito. Questo fa sì che la fase correttiva si auto alimenta come la precedente e tutti i grandi player del settore iniziano a intravedere una opportunità di rientrare a prezzi scontati.

A questo punto esistono due possibilità future:

-la ripresa non si interrompe, in questo caso salta il conteggio A-B-C e si parla di ripresa a “V”, divenuta sempre più evidente negli ultimi periodi, mentre un tempo era abbastanza rara;
-l’onda B ad un certo punto finisce e inizia l’onda C che può estendersi fino oltre il minimo di onda A o fermarsi esattamente allo stesso livello. Se l’onda C si ferma allo stesso minimo (con qualche margine di scarto) di onda A si parlerà di “doppio minimo”. Se al contrario, l’onda C si estende oltre il minimo di onda A bisogna prestare attenzione al fatto che non si trasformi in seguito in una onda 3 di un movimento a cinque onde discendente.

Infine, l’onda C può anche fermarsi prima di raggiungere il minimo precedente. In questo caso si verrebbe a creare un importante swing rialzista molto simile a una onda 2.

Per una panoramica completa sulle onde di Elliott, leggi gli altri articoli di questa mini serie dedicata:

Le onde di Elliott secondo RendimentoFondi

Elliott e Fibonacci una cosa sola

E come sempre, buon RendimentoFondi!

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Dr. Walter Demaria Laurea in Psicoeconomia, è uno dei più noti consulenti finanziari italiani. E’ tra i fondatori di Rendimento Fondi ed è editorialista di diversi quotidiani finanziari. Insieme a Massimo Gotta ha pubblicato “Investire in obbligazioni”, Trading Library, 2013, che è ad oggi un best seller tra i testi che si occupano in maniera operativa dell’investimento in obbligazioni. Ha un approccio ai mercati di tipo quantitativo e ha ideato il modello Trendycator che applica quotidianamente nella sua professione.

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