L’inflazione morde e gli investitori si buttano su ETF legati all’inflazione per proteggersi dall’erosione dei capitali. E’ boom di capitali verso gli ETF inflation linked, e ne parliamo in questo articolo, oltre ad analizzare i meccanismi di indicizzazione dei TIPS americani e dei titoli europei.
In questo articolo torniamo a parlare di ETF inflazione, perché è innegabile che il caro vita sia lo spauracchio di questo 2021 di ripresa dell’economia mondiale dai contraccolpi della pandemia. E gli investitori si stanno muovendo di conseguenza. Secondo ETFGI (società di ricerca e consulenza indipendente su ETF ed ETP), da inizio anno a fine settembre sono affluiti 31,7 miliardi di dollari verso gli ETF obbligazionari indicizzati, portando gli asset complessivi a quota 114 miliardi. Si tratta dei fondi dalla gestione passiva, ovvero che non puntano a battere il mercato, limitandosi semplicemente a replicare l’andamento degli asset sottostanti.
ETF e inflazione USA
Il mercato sta cercando di proteggersi dall’inflazione puntando sugli asset che indicizzano ad essa i loro rendimenti. Ne avevamo già parlato a maggio scorso, segnalando tra gli altri l’ETF inflazione USA iShares TIPS Bond ETF (ISIN: IE00B1FZSC47) in un articolo che trovi a questo link e nel video che ha riscosso molto successo e che puoi guardare a questo link.
ETF inflazione che non ha deluso le aspettative e ora, a distanza di sei mesi è letteralmente volato. Basta guardare questa tabella di sintesi, con i prezzi e le date significativi: a fine maggio quando ne abbiamo parlato per la prima volta quotava poco sopra 200, a giugno quando il nostro Trendycator ha dato il segnale di BUY valeva quasi 208 e oggi, vale oltre 227.

Ma il trend non è finito, e le dinamiche dell’inflazione non sembra al momento vogliano placarsi, per cui entriamo nell’ETF per conoscerlo a fondo.
ETF inflazione iShares TIPS Bond ETF – IE00B1FZSC47
E’ naturalmente denominato in dollari USA ed è gestito da BlackRock. Presenta una duration effettiva di poco superiore agli 8 anni e ha un rendimento medio lordo ponderato alla scadenza dell’1,13%. Per capirci, questo è il rendimento medio ponderato dei titoli presenti attualmente nell’ETF.
Come sappiamo, investe in TIPS, i titoli di stato americani indicizzati all’inflazione. Il 13,66% delle posizioni riguarda bond con scadenza oltre i 10 anni, anzi ad essere precisi oltre i 20 anni. In questa fase di mercato un TIPS a 10 anni ha un rendimento negativo pari a -1,10%, a fronte di un rendimento dell’1,45% circa del Treasury con cedola fissa. Questo significa, a spanne, che il mercato sconterebbe un’inflazione media superiore al 2,50% per il prossimo decennio.
E’ chiaro che investendo in titoli statunitensi per noi investitori dell’Eurozona si presenta il problema del rischio di cambio. Posto che oggi coprirsi dal rischio cambio contro il dollaro non è più così difficile o oneroso come un tempo, al momento questo non solo non è necessario, ma anzi il dollaro sta galoppando ed è inserito in un solido trend dopo che il cambio EUR/USD ha rotto il livello di 1,15. Ne avevamo parlato nell’articolo dedicato all’analisi dei mercati obbligazionari che trovi a questo link.

E’ interessante notare, inoltre, quanto il mercato stia puntando su un dollaro forte contro euro per i prossimi anni. La ragione è semplice: la Federal Reserve inizierà ad alzare i tassi negli USA prima della BCE. L’inflazione americana è più alta di quella europea e il ciclo economico degli States si mostra più maturo, avendo già colmato ampiamente le perdite derivanti dal Covid.
Ma a parte l’attuale convenienza ad essere investiti in dollari, vista la forza espressa dalla valuta statunitense contro euro, ci sono altri motivi per preferire i TIPS rispetto ai bond europei legati all’inflazione?
ETF e inflazione Europea
Si, e per capirlo dobbiamo addentrarci nei meccanismi di indicizzazione delle due tipologie di titoli, che sono naturalmente diversi.
Infatti, il Treasury Inflation-Protected Security (TIPS) ha un funzionamento diverso da quello dei titoli di stato europei indicizzati all’inflazione, tra cui tra l’altro, anche i nostri BTp€-i. Il funzionamento dei TIPS si ispira al cosiddetto “modello canadese” e si contraddistingue per una protezione praticamente perfetta dall’aumento dei prezzi. E questo avviene perché, a differenza dei Btp€-i, le cedole sono calcolate e pagate sempre sul valore nominale del bond e non sul valore rettificato per il coefficiente di inflazione. Un esempio chiarirà bene questa importante differenza.
Abbiamo un TIPS e un Btp€-i con cedola semestrale del 2% e quando lo compriamo l’indice generale dei prezzi al consumo vale 160. Dopo sei mesi, quando dovrà essere corrisposta la prima cedola, il CPI sale a 161, per cui il valore nominale dei due bond si rivaluta da 1.000 a 1006,25 (1.000 x 161/160). Di conseguenza, la cedola pagata sarà calcolata su un nominale di 1.006,25 e sarà pari a 20,13.

Ma se l’inflazione scende?
A parità di condizioni iniziali, se l’indice dei prezzi al consumo passa da 160 a 159, il TIPS avrà una cedola calcolata sul valore nominale di 1.000, mentre il Btp€-i vedrà il suo valore nominale corretto per il coefficiente d’inflazione che scenderà a 993,75 da cui verrà percepita una cedola pari a 19,88 contro i 20 del TIPS.

Ecco quindi un altro valido motivo per avere in portafoglio anche titoli indicizzati all’inflazione made in USA, per aumentare l’efficienza complessiva della quota parte dei nostri investimenti dedicati alla protezione del capitale in termini reali.