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Non è passato inosservato il balzo di XRP mercoledì del +9%. Ma dietro il movimento di prezzo si nasconde qualcosa di più importante: un potenziale precedente legale che potrebbe cambiare il modo in cui le criptovalute vengono regolate negli Stati Uniti.

Il rally è stato innescato da un aggiornamento nella battaglia legale tra Ripple Labs e la SEC. Il giudice Analisa Torres ha ufficialmente concesso alla SEC il permesso di appellare una parte della sentenza precedente, che aveva stabilito che le vendite di XRP sui mercati secondari non costituiscono un’offerta di titoli (securities).

Fin qui, nulla di sorprendente per chi segue il caso da vicino. Ma ciò che ha attirato l’attenzione di osservatori più attenti è un passaggio chiave della decisione: la Corte ha riconosciuto che la questione ha implicazioni significative e diffuse per la legge americana, in particolare per il futuro inquadramento giuridico delle criptovalute.

Precedente giuridico o caso isolato?

Se confermata in appello, questa sentenza potrebbe costituire un precedente vincolante per casi simili, limitando il potere della SEC nel classificare determinati asset digitali come “titoli” da regolamentare. In altre parole, Ripple potrebbe non aver vinto solo per sé stessa, ma per l’intero settore cripto.

È per questo che XRP ha reagito con entusiasmo, e con lui anche parte del mercato. Un’esenzione dalle regole più stringenti significherebbe meno barriere per exchange, progetti blockchain e investitori istituzionali.

Ma se la Corte d’Appello dovesse ribaltare questa visione, si aprirebbe una fase di nuova incertezza regolamentare, con effetti potenzialmente repressivi sull’innovazione del settore.

Perché questo interessa anche chi non investe in criptovalute

La vicenda non riguarda solo Ripple o gli holder di XRP. L’esito di questo confronto potrà influenzare direttamente il modo in cui vengono classificati e regolati anche altri asset digitali – e indirettamente, condizionare le strategie di portafoglio di chi utilizza strumenti che integrano esposizione al mondo blockchain (ETF tematici, fondi tech, ecc.).

Il punto critico è che, negli Stati Uniti, non esiste ancora una normativa chiara e definitiva sul trattamento delle criptovalute. Questo vuoto normativo lascia spazio a interpretazioni diverse – e scontri legali come quello in corso. Ogni sentenza significativa, quindi, diventa un tassello che può orientare la direzione futura del regolatore.

Uno scenario ancora aperto

L’autorizzazione all’appello concessa alla SEC riapre il dibattito. E suggerisce che anche i giudici riconoscono l’importanza sistemica di una sentenza chiara e definitiva. Se il caso dovesse arrivare alla Corte Suprema, come alcuni ipotizzano, i tempi si allungherebbero ulteriormente, mantenendo alta la volatilità normativa e finanziaria.

Nel frattempo, gli investitori che desiderano includere asset digitali nel proprio portafoglio devono tenere conto di questa instabilità giuridica. Non è solo una questione di prezzo, ma di contesto: il vero rischio non è il crollo momentaneo di un token, ma l’assenza di regole stabili in grado di rendere questo mercato affidabile anche per il lungo termine.

In sintesi: il +9% di XRP è la punta dell’iceberg. Il cuore del problema è giuridico, non tecnico. Finché non sarà chiaro cosa sono legalmente le criptovalute per il diritto americano, ogni investimento in questo ambito resta esposto non solo alla volatilità dei mercati, ma anche all’incertezza delle aule di tribunale.

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Dr. Walter Demaria Laurea in Psicoeconomia, è un giornalista - pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Torino. E’ tra i fondatori del Circolo degli Investitori ed è editorialista di diversi quotidiani finanziari. Insieme a Massimo Gotta ha pubblicato “Investire in obbligazioni”, che è ad oggi un best seller tra i testi che si occupano in maniera operativa dell’investimento in obbligazioni. Ha un approccio ai mercati di tipo quantitativo e ha guidato il team di sviluppo che ha creato il Trendycator.

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