L’allarme di Richard Shirreff e la data del 3 novembre 2025
Negli ultimi giorni le dichiarazioni di Richard Shirreff, ex comandante NATO in Europa, sul possibile scoppio della terza Guerra Mondiale a breve hanno sollevato grande attenzione. Secondo l’alto ufficiale britannico, il 3 novembre 2025 la Russia darebbe il via a un’invasione in grado di travolgere l’Europa in cinque giorni, vincendo per superiorità militare.
Uno scenario estremo, riportato da diverse testate internazionali, che solleva interrogativi non solo geopolitici ma anche economici: come reagirebbero i mercati? E soprattutto, quali sarebbero le conseguenze per i risparmiatori europei?
Secondo Shirreff la guerra sarebbe destinata a durare pochi giorni vista la scarsa dotazione bellica della NATO, mentre ieri all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite Trump ha definito la Russia un ‘paper tiger’ e invitato i paesi NATO ad abbattere gli aerei russi che violassero il loro spazio aereo.
Una simulazione, non una profezia. Ma i social apprezzano
Al di là dei titoli sensazionalistici circolanti oggi sui social, va ricordato che Shirreff non ha previsto con certezza il 3 novembre come data d’inizio della Terza guerra mondiale. Si tratta di una simulazione strategica, un esercizio di scenario utile a mettere in evidenza le vulnerabilità della NATO, in particolare sul piano logistico. L’indicazione di un giorno preciso funziona piuttosto come strumento narrativo: una data-ancora che cattura l’attenzione mediatica, ma che non trova alcun riscontro ufficiale. Certo, un Paese che pianifica un attacco non lo annuncia di fronte all’Assemblea ONU: il punto è che lo scenario resta un what if, non una previsione reale.
Titoli di Stato e obbligazioni: i rischi di requisizione o haircut in caso di Guerra
La domanda più diretta è: che fine farebbero i BTP italiani e gli altri titoli di Stato europei in caso di Guerra?
La storia insegna che esistono diverse possibilità:
- Emissione di War Bonds: già utilizzati nelle due guerre mondiali, sono obbligazioni di nuova emissione pensate per finanziare lo sforzo bellico. In questo scenario, lo Stato italiano potrebbe collocare “BTP di guerra” per mobilitare il risparmio nazionale.
- Controlli sui capitali: limitazioni alla circolazione dei titoli, blocco dei trasferimenti verso l’estero o tassazione straordinaria degli interessi.
- Haircut o ristrutturazione del debito: lo Stato potrebbe imporre un taglio sugli interessi o un allungamento forzato delle scadenze, misura meno estrema rispetto a una confisca.
- Requisizione diretta: ipotesi limite, giuridicamente complessa e politicamente esplosiva, che nei paesi europei a ordinamento democratico appare molto improbabile.
Fonti accademiche e storiche ricordano che la monetizzazione del debito e l’emissione di obbligazioni patriottiche sono state le modalità più frequenti nel finanziare conflitti, piuttosto che vere e proprie confische. Tuttavia, la tassazione straordinaria sui rendimenti resta uno strumento possibile.
Azioni: shock iniziale e riconfigurazione settoriale
Il comparto azionario potrebbe reagire con dinamiche diverse:
- Shock iniziale: i mercati europei subirebbero un crollo immediato per effetto panico e fuga verso asset rifugio.
- Rotazione settoriale: se il conflitto si prolungasse, le Borse (soprattutto al di fuori dal territorio in conflitto) inizierebbero a premiare i settori legati a difesa, aerospazio, energia e cybersecurity, penalizzando comparti come automotive, turismo o beni di consumo.
- Il ruolo degli Stati Uniti: la storia insegna che i listini americani, grazie alla loro forza industriale e finanziaria, tendono a recuperare più rapidamente, trasformando la ricostruzione in opportunità di crescita.
Durante la guerra in Ucraina si è già visto un esempio di questa dinamica: aziende del comparto difesa come Lockheed Martin, Rheinmetall o Leonardo hanno beneficiato della nuova domanda, mentre altri settori hanno sofferto.
Strumenti rifugio e strategie difensive per i portafogli
In uno scenario di conflitto, le strategie difensive per i risparmiatori includono:
- Diversificazione geografica: ridurre l’esposizione ai titoli sovrani domestici e integrare bond di paesi percepiti come più sicuri.
- Asset rifugio: oro, metalli preziosi, liquidità.
- Azioni difensive: esposizione controllata a settori come difesa, energia, cybersecurity, logistica.
- Gestione della duration: privilegiare titoli obbligazionari a breve scadenza, più flessibili e meno esposti a shock estremi.
- Coperture (hedging): utilizzo di strumenti derivati per proteggere il portafoglio da crolli improvvisi.
Queste misure, tuttavia, restano efficaci solo finché il sistema finanziario non subisce blocchi diretti da parte dello Stato. In contesti di guerra o di emergenza estrema, governi e banche centrali possono introdurre controlli sui capitali, limitare i movimenti bancari o addirittura congelare temporaneamente i conti correnti. In uno scenario del genere la priorità non è più la diversificazione finanziaria, ma la gestione della liquidità disponibile e la protezione del capitale al di fuori dei canali più vulnerabili.
Non si tratta di teoria astratta: casi recenti come la Grecia nel 2015 e Cipro nel 2013 hanno mostrato come, in situazioni di crisi estrema, i governi possano introdurre limiti ai prelievi bancari, controlli sui movimenti di capitale e persino prelievi forzosi sui depositi sopra una certa soglia. Episodi che ricordano quanto la protezione del risparmio, in scenari di emergenza, dipenda anche da fattori politici e non solo da strategie di portafoglio.
Guerra e risparmio: oltre lo scenario estremo
È importante sottolineare che lo scenario descritto da Shirreff è un’ipotesi estrema, non una previsione con basi ufficiali. Ad oggi non esistono dichiarazioni istituzionali NATO o UE che confermino un rischio imminente di conflitto mondiale con una data precisa.
Tuttavia, i segnali di crescente tensione — come gli sconfinamenti dei droni russi nello spazio europeo — rendono utile riflettere su come guerre ed emergenze geopolitiche impattano portafogli, risparmio e strategie di lungo termine.
Conclusione: se scoppa la terza Guerra Mondiale che ce ne facciamo degli investimenti?
La lezione storica è chiara: in tempi di guerra, la finanza cambia volto. I titoli di Stato possono essere trasformati in strumenti patriottici, i mercati azionari si riconfigurano premiando i settori legati alla difesa, e gli asset rifugio tornano protagonisti.
Per i risparmiatori italiani la sfida è duplice: proteggere il capitale nel breve periodo e mantenere lucidità nel medio-lungo termine, senza lasciarsi guidare dal panico ma dalla logica della diversificazione e della gestione del rischio.
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Disclaimer
Questo articolo ha finalità esclusivamente giornalistiche e informative nella speranza che tali scenari non diventino mai realtà. Non costituisce in alcun modo una raccomandazione di investimento.
Fonti e approfondimenti
- La7 – Dichiarazioni di Richard Shirreff sul 3 novembre 2025: link
- Repubblica – “Terza guerra mondiale, lo scenario apocalittico di Shirreff”: link
- TGCom24 – “NATO, Shirreff: in 100 ore la Russia può travolgere l’Europa”: link
- Washington Post – Discorso di Donald Trump all’Assemblea ONU (Russia “paper tiger”): link
- ANSA – Trump: “I Paesi NATO abbattano i jet russi che violano i cieli”: link
- Il Fatto Quotidiano – Cronaca dell’intervento ONU di Trump: link
- Investopedia – Definizione e funzionamento dei War Bonds: link
- Corporate Finance Institute – War Bonds: caratteristiche e storia: link
- Yale SOM – “War Finance and Bank Leverage: Lessons from History”: link
- Federal Reserve History – Politiche della Fed durante la Seconda Guerra Mondiale: link
- Wikipedia – War Bond: link
- Wikipedia – Debt Monetization: link