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Perché la politica monetaria delle Banche Centrali, FED e BCE sopra tutte, è così importante e influente sulle sorti dei nostri investimenti? È possibile costruire dei portafogli che ci difendano o ci favoriscano in ogni situazione? Ne parliamo in questo nuovo articolo, nel quale forniremo anche delle possibili strategie operative.
Nel precedente articolo, dedicato a come proteggere i nostri investimenti in tempi di recessione e stagflazione, abbiamo visto come il ciclo economico e quello finanziario siano strettamente legati.
Come logica conseguenza abbiamo anche indagato le dinamiche che legano inflazione e tassi di interesse, e ora è necessario comprendere a fondo il ruolo politica monetaria, vista l’importanza capitale che assume nell’andamento dei cicli economico e finanziario, cioè in ultima battuta sui nostri investimenti.
Non è concepibile pensare di investire senza conoscere i principi che stanno alla base dell’operato delle Banche Centrali, market mover per eccellenza e in grado di influenzare pesantemente gli equilibri economici e finanziari.
La politica monetaria e i suoi obiettivi
Le Banche Centrali si occupano di gestire la politica monetaria dei Paesi o delle aree economiche che condividono la medesima moneta come forma di pagamento. In economia, la politica monetaria è l’insieme degli obiettivi, degli strumenti e degli interventi necessari e adottati per modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, con lo scopo di raggiungere obiettivi prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte.
Possiamo individuare due tipi di obiettivi: obiettivi finali e obiettivi intermedi.
I primi, coincidono con quelli della politica economica, cioè stabilità dei prezzi, livello di occupazione, sviluppo economico, e non è un caso che il principale obiettivo affidato alla politica monetaria sia proprio la stabilità dei prezzi.
Infatti, il perseguimento di tale obiettivo è il maggior contributo che la politica monetaria possa dare alla crescita economica nel medio periodo. Ad esempio, questo è l’obiettivo del mandato della BCE, mentre la FED – oltre alla stabilità dei prezzi – ha anche come obiettivo il mantenimento della piena occupazione, ovvero ha un doppio mandato.
Però, siccome il livello dei prezzi non è direttamente manovrabile dalla Banca Centrale, sono stati introdotti degli obiettivi intermedi, in modo che il raggiungimento di uno o più obiettivi finali avvenga attraverso gli strumenti della politica monetaria che sono la leva del tasso d’interesse o della quantità di moneta.
Se da un lato è chiaro il meccanismo dell’aumento o del taglio dei tassi di interesse, meno immediato potrebbe essere comprendere come venga regolata la quantità di moneta. Vale però la pena conoscere anche questo meccanismo perché può impattare significativamente sui nostri investimenti.
Di norma, le Banche Centrali regolano la quantità di moneta attraverso operazioni di mercato aperto tese a regolare l’immissione di liquidità nel sistema. Questo avviene fornendo prestiti o depositi su tempi brevi o brevissimi, da un giorno a tre mesi, più altre operazioni senza scadenza ma di piccola entità, così come possono regolare la quantità di moneta anche attraverso la compravendita di titoli governativi dal pubblico.
Politica monetaria espansiva e restrittiva
La politica monetaria può muoversi in due direzioni opposte, in base al tipo di obiettivo che si deve perseguire, il quale è direttamente collegato alla fase del ciclo economico in cui la Banca Centrale è chiamata a muoversi.
Così, possiamo avere una politica monetaria espansiva oppure restrittiva. Siamo in un regime di politica monetaria espansiva quando, attraverso la riduzione dei tassi di interesse e l’aumento della quantità di moneta, una Banca Centrale vuole stimolare l’economia, offrendo moneta a banche e imprese per stimolare gli investimenti e la produzione.
Al contrario, siamo in un regime di politica monetaria restrittiva quando, attraverso l’aumento dei tassi d’interesse o la riduzione della quantità di moneta, una Banca Centrale vuole raffreddare l’economia, riducendo l’offerta di moneta per ridurre l’inflazione o far calare il disavanzo pubblico.
Sotto il profilo operativo analizziamo costantemente le mosse di FED e BCE, anche in prospettiva, in occasione dei nostri Workshop dedicati del Circolo degli Investitori, avendo anche dedicato un’intera Unita a questi argomenti nel (per)corso “Il DNA dei mercati: investi come un professionista”.
Tornando a noi, nell’articolo di analisi dell’attuale ciclo economico, nel paragrafo riguardante inflazione e tassi di interesse, abbiamo sviscerato le condizioni e le relazioni che legano la politica monetaria e ciclo economico, che nella fase attuale è chiaramente recessiva.
E infatti, FED e BCE, seppure con grave ritardo, hanno intrapreso la via di una politica monetaria restrittiva, disposte a tollerare una non indifferente contrazione a livello economico, pur di far ripiegare la testa all’inflazione.
E poiché le dichiarazioni dei governatori Powell per la FED e Lagarde per la BCE sono state ultimamente nette e inequivocabili, va da sé che il regime di politica monetaria restrittiva proseguirà ancora per qualche tempo.
Tuttavia, la comunicazione delle Banche Centrali ha subìto una leggera variazione negli ultimi comunicati, andando nella direzione di rendere meno evidente uno strumento di politica monetaria non convenzionale come la Forward Guidance.
Politica monetaria convenzionale e non convenzionale
La leva dei tassi e la regolazione della quantità di moneta sono definiti strumenti di politica monetaria convenzionali, in antitesi ad altri due strumenti di politica monetaria, il Quantitative Easing e la Forward Guidance, definiti strumenti di politica monetaria non convenzionali.
L’esempio principe di politica monetaria non convenzionale è quanto si è visto in occasione della crisi del 2007, con l’attuazione di politiche monetarie non convenzionali o ultra-espansive, come ad esempio il QE.
Di fatto, gli strumenti di politica monetaria non convenzionale sono un insieme di politiche urgenti che vengono attuate dalle autorità monetarie in caso di un’importante crisi e infatti sono state adottate per la prima volta in seguito alla crisi finanziaria scatenata dai mutui subprime.
Come noto, con il QE una Banca Centrale acquista titoli obbligazionari, per aumentare abbondantemente l’offerta di denaro in circolazione. Nei fatti, con il QE una Banca Centrale crea nuova moneta a debito per stimolare l’economia e la inietta nel sistema finanziario ed economico, con lo scopo di dare fiducia agli operatori e promuovere la liquidità e i prestiti.
Attraverso l’acquisto di titoli di Stato o altre obbligazioni sul mercato, una Banca Centrale è in grado di aumentare la quantità di denaro prestata agli istituti di credito attraverso operazioni di mercato aperto, fornendo liquidità al sistema quando i prestiti concessi a famiglie e imprese calano pericolosamente e contestualmente elimina dal mercato i cosiddetti “titoli tossici”.
Abbiamo analizzato approfonditamente questi aspetti in una lezione dedicata, contenuta nel (per)corso “Il DNA dei mercati: investi come un professionista”.
Altro strumento di politica monetaria non convenzionale è la Forward Guidance, la quale non ha connotazione specifica di politica monetaria espansiva o restrittiva, ma è pratica utilizzata per entrambe le necessità.
Si tratta di una strategia comunicativa di una Banca Centrale per accompagnare i mercati verso le novità previste dai Consigli direttivi. In sostanza, si tratta di influenzare le decisioni degli investitori, veicolando il flusso degli investimenti e monitorando le decisioni dei trader.
Lo scopo principale di questo strumento è quello di controllare la volatilità del mercato, in modo che non vi siano grandi variazioni o scossoni quando verranno applicate le politiche monetarie.
Impatto della politica monetaria su azioni e obbligazioni
A questo punto potrebbe sorgere lecitamente una domanda: ma tutta questa teoria macroeconomica a cosa serve? Serve eccome, perché che ci piaccia o no, le decisioni di politica monetaria impattano in modo consistente sia sulle azioni sia sulle obbligazioni.
Uno dei “dogmi” che oggi pare decisamente in crisi è quello che ha sempre visto esistere una correlazione di tipo inverso tra azioni ed obbligazioni, ovvero che le due asset class si muovano in modo idealmente speculare, al rialzo le prime e al ribasso le seconde e viceversa a seconda delle fasi del ciclo economico.
I fatti, da tempo, ci mostrano invece che questa correlazione pare essere venuta meno in favore di una correlazione positiva: azioni e obbligazioni vanno al rialzo e al ribasso insieme. Ed è questa la ragione per cui ormai da molti anni i classici portafogli bilanciati non riescono più a performare e a proteggere gli investitori.
Ad ogni buon conto, un aumento dei tassi d’interesse tende a penalizzare sia azioni sia obbligazioni, mentre un taglio dei tassi d’interesse tende a favorire sia azioni sia obbligazioni, il tutto seppur in tempi e modi diversi. E questo dovrebbe ora esserci chiaro, poiché politiche monetarie restrittive faranno sì che il costo del denaro in crescita eroda i margini di utile oltre al fatto che con i tassi in salita siamo indiscutibilmente in una fase di contrazione/recessione.
Le azioni, inevitabilmente, subiranno un calo delle quotazioni poiché gli utili saranno in calo. Per le obbligazioni, dall’altro lato, un aumento dei tassi farà sì che i titoli di nuova emissione saranno collocati a rendimenti superiori, per cui i titoli già quotati dovranno adeguare il loro rendimento scendendo di prezzo.
Al contrario, un taglio dei tassi d’interesse tende a favorire sia azioni sia obbligazioni, poiché per le aziende il costo del denaro in diminuzione rende più appetibili investimenti e aumento della produzione, oltre al fatto che con i tassi in discesa siamo indiscutibilmente in una fase del ciclo economico favorevole con crescita in ripresa.
Le azioni, inevitabilmente, vedranno un aumento delle quotazioni per il fatto che gli utili saranno in aumento. Per le obbligazioni, dall’altro lato, una discesa dei tassi farà sì che i titoli di nuova emissione saranno collocati a rendimenti inferiori, per cui i titoli già quotati dovranno adeguare il loro rendimento salendo di prezzo.
Portafogli a prova di crisi
Mettendo insieme tutti i pezzi, è chiaro a questo punto che molte delle dinamiche sui mercati che spesso paiono incomprensibili o controintuitive hanno in realtà ragioni specifiche e assolutamente coerenti con gli aspetti macroeconomici.
Così, ecco ad esempio spiegato il “mistero” per cui non è così anormale che azioni ed obbligazioni abbiano una correlazione positiva per un tratto, più o meno breve o lungo, del loro cammino.
Ed è proprio per questo che, probabilmente, è più corretto affermare che in base alle fasi del ciclo economico in cui ci troviamo, azioni ed obbligazioni possono trovarsi in stato di correlazione positiva o negativa, piuttosto che pretendere che le due asset class si muovano specularmente a prescindere dai fattori economici che inevitabilmente le influenzano.
Tutti i movimenti dei mercati seguono una logica, dettata dalla contingenza economica e dal regime di politica monetaria adottata da una Banca Centrale. Capire questi principi e seguirli nel pianificare le proprie strategie di investimento non potrà che creare portafogli equilibrati, compatibili con il contesto economico e finanziario e produttivi di rendimenti potenzialmente molto gratificanti.
Seguendo i princìpi – e non le regole o regolette del “guru” di turno – immutabili che governano e guidano l’andamento dei mercati è possibile costruire dei portafogli efficienti e perfettamente aderenti al contesto macroeconomico, capaci di regalare grandi soddisfazioni in contesti di positività o di proteggere efficacemente nei contesti di negatività.
Questo è il lavoro che facciamo all’interno del Circolo degli Investitori, pianificando le strategie di investimento nei Workshop Live che poi si traducono in un portafoglio modello a ritorno assoluto, capace di resistere anche in questa difficilissima fase.
In questo momento, infatti, siamo liquidi per circa l’80% del portafoglio con solo alcune selezionatissime posizioni su asset compatibili con l’attuale fase del ciclo economico e finanziario. Giusto per dare un contesto, una parte del portafoglio è già da tempo allocata su strumenti indicizzati all’inflazione, così come su asset considerati beni rifugio.
Ovviamente siamo totalmente scarichi di azionario, su cui anzi abbiamo una posizione short che sta regalando buone soddisfazioni e che non escludiamo di incrementare se la discesa dei mercati dovesse proseguire.
In queste fasi, poi, è sempre molto valida la strategia in ottica di accumulo su obbligazioni ben diversificate come scadenze e come emittenti, mantenendo in equilibrio complessivo il rischio tasso e il rischio emittente, in modo da beneficiare nel medio termine di movimenti dei bond che tenderanno ad anticipare la ripresa.
Conclusioni
Come abbiamo visto piuttosto dettagliatamente, le Banche Centrali attuano le manovre di politica monetaria che inevitabilmente si riverberano sull’andamento dei mercati finanziari, poiché dispiegano i loro effetti sull’economia reale.
Le decisioni di politica monetaria, come noto, sono comunicate al mercato in occasione delle riunioni periodiche che si svolgono durante l’anno, e il grosso del lavoro viene svolto nei periodi di recessione o in quelli di espansione del ciclo economico, con lo scopo di stimolare l’economia o di raffreddarla.
Ne consegue, logicamente, che è proprio in queste fasi che noi investitori dobbiamo essere più attenti e reattivi alle decisioni – anche prospettiche in base alla Forward Guidance – delle Banche Centrali, per adattare i nostri portafogli e renderli sempre il più possibile compatibili con il contesto macro.
È chiaro a questo punto quanto sia importante prestare sempre molta attenzione alle riunioni degli esecutivi delle Banche Centrali e in modo particolare ai comunicati che seguono le decisioni di politica monetaria.
Come investitori privati non possiamo permetterci di ignorare i principali punti di riferimento seguiti e osservati anche dai grandi operatori istituzionali – leggasi le “mani forti” del mercato – poiché solo cercando di stare dalla parte giusta del flusso possiamo sperare di ottenere soddisfazioni dai nostri investimenti.