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Nike, uno dei marchi più iconici del mondo, si trova oggi coinvolto in una causa legale scaturita dalla chiusura della sua piattaforma NFT RTFKT Studios, acquisita nel 2021. La questione tocca un tema cruciale e ancora poco regolamentato: i diritti degli utenti sugli asset digitali.

Nei mesi scorsi ci siamo occupati lungamente di Nike interrogandoci sui motivi di questo calo perentorio.

Oggi il titolo è arrivato sui prezzi del 2015 bruciando 10 anni di attività in Borsa.

Titolo Nike settimanale: fonte Circolo degli Investitori.

E’ in arrivo dunque un’altra tegola in grado di mettere ulteriore pressione al titolo Nike in Borsa?

La vicenda Nike-NFT in breve


Un gruppo di possessori di NFT creati da RTFKT ha avviato un’azione collettiva contro Nike, sostenendo che la società avrebbe di fatto “annullato” il valore dei loro asset digitali. Al centro della contestazione c’è la decisione di Nike di interrompere le operazioni su RTFKT.com e di migrare le funzionalità sulla nuova piattaforma .SWOOSH, lasciando gli utenti senza accesso pieno alle funzionalità originarie associate ai loro NFT.

Secondo la denuncia, Nike avrebbe promosso gli NFT RTFKT come asset destinati ad avere un valore durevole e benefici esclusivi. Tuttavia, con la chiusura della piattaforma e la migrazione verso .SWOOSH, molti di questi vantaggi sarebbero stati di fatto cancellati o resi inaccessibili, riducendo il valore pratico ed economico degli NFT in possesso degli utenti.

Il punto chiave: il rapporto tra NFT e infrastruttura


La causa solleva un interrogativo essenziale per il futuro degli asset digitali: chi possiede veramente cosa, quando si parla di NFT? Se l’NFT rappresenta il diritto a un bene digitale, ma l’accesso a quel bene dipende dall’esistenza di una piattaforma gestita da terzi, il “possesso” rischia di essere molto più fragile di quanto molti investitori si aspettano.

In questo caso, Nike avrebbe cambiato unilateralmente i termini della relazione con gli utenti, senza offrire opzioni di migrazione e conservazione adeguate per le funzionalità acquistate attraverso i NFT originali di RTFKT.

Il rischio reputazionale e le implicazioni più ampie
Oltre agli aspetti legali, Nike si trova ora di fronte a un rischio reputazionale rilevante. Il mercato degli NFT, già attraversato da una fase di grande volatilità e perdita di fiducia, osserva con attenzione l’evolversi della vicenda. Una gestione percepita come poco trasparente o poco rispettosa dei diritti degli utenti potrebbe compromettere ulteriormente l’adozione di massa degli NFT da parte dei grandi marchi.

Inoltre, il caso evidenzia la necessità urgente di definire standard più chiari in tema di diritti digitali, interoperabilità delle piattaforme e tutela degli utenti in un ecosistema ancora in larga parte deregolamentato.

Conclusioni sul caso Nike-NFT


La causa contro Nike non è solo una disputa tra un colosso globale e alcuni utenti insoddisfatti: rappresenta un campanello d’allarme per tutto il settore degli asset digitali. Chi investe in NFT oggi dovrebbe considerare non solo il valore intrinseco del bene acquistato, ma anche la solidità e la continuità dell’infrastruttura che rende quel bene fruibile.

La domanda che emerge da questo caso è più ampia: in un mercato in cui le piattaforme possono cambiare, chiudere o evolvere, quanto è realmente “proprietario” chi acquista un NFT?

Questo caso rafforza in noi l’opinione che i risparmiatori dovrebbero sempre evitare di acquistare titoli in caduta libera, senza farsi raggirare da concetti come il “Buy the Dip”.
Meglio, invece, adottare un approccio di “Buy the Strength“, puntando su strumenti e situazioni di mercato che mostrano effettiva solidità e uno stato di forza, non semplici speranze di rimbalzo.

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Dr. Walter Demaria Laurea in Psicoeconomia, è un giornalista - pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Torino. E’ tra i fondatori del Circolo degli Investitori ed è editorialista di diversi quotidiani finanziari. Insieme a Massimo Gotta ha pubblicato “Investire in obbligazioni”, che è ad oggi un best seller tra i testi che si occupano in maniera operativa dell’investimento in obbligazioni. Ha un approccio ai mercati di tipo quantitativo e ha guidato il team di sviluppo che ha creato il Trendycator. Disclaimer: L’autore Walter Demaria non detiene strumenti finanziari oggetto delle proprie analisi al momento della pubblicazione. Il nostro giornale rispetta la Carta dei Doveri dell’Informazione Economica Clicca qui--> Informazioni metodo Clicca qui-->

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