Nonostante utili sopra le stime nel Q3 2025, il titolo Nike perde terreno a Wall Street. Non è certo un caso isolato, ne abbiamo parlato anche ieri nel nostro workshop del Circolo. È l’ennesimo segnale di quanto conti oggi la forward guidance nei mercati azionari.
Nike ha chiuso il trimestre con utili migliori del previsto e margini lordi in lieve ripresa. I conti sono sembrati solidi, almeno sulla carta. Ma gli investitori hanno reagito con un netto -6% nell’afterhour. Perché?
Il punto è che non basta “battere le attese” per essere premiati dal mercato. Serve anche mostrare una direzione chiara sul futuro. E su questo fronte, il management di Nike ha lasciato più dubbi che certezze.
Il nodo: guidance prudente e warning sulla crescita
Durante la call con gli analisti, i vertici dell’azienda hanno sottolineato che la domanda sta rallentando in alcune aree geografiche, in particolare in Cina e Nord America. Nonostante gli sforzi di razionalizzazione e l’incremento dell’efficienza operativa, le aspettative di crescita per i prossimi trimestri sono state riviste al ribasso, con margini che potrebbero restare sotto pressione per tutto il 2025.
Questa prudenza ha pesato più dei numeri, perché gli operatori erano pronti a scommettere su un rimbalzo più deciso dopo i mesi di debolezza del settore retail. Il risultato? Un forte disallineamento tra aspettative e realtà.
Perché questa dinamica interessa chi investe con un piano strategico
Chi segue i mercati con un approccio strutturato sa bene che i risultati trimestrali servono a poco se non sono accompagnati da un contesto coerente. Un’azienda può anche sorprendere sugli utili, ma se non convince sulla direzione strategica, il mercato la punisce.
Il caso Nike è emblematico di un nuovo atteggiamento da parte degli investitori: oggi si guarda meno al passato e molto più alla forward guidance, alle prospettive future e alla qualità della comunicazione aziendale.
Per chi costruisce portafogli azionari, questo implica che non basta più analizzare bilanci e multipli. Serve anche monitorare attentamente strumenti come il Trendycator, che si mantengono indipendenti dalle narrazioni aziendali e ci aiutano a capire quando un titolo sta davvero mostrando segnali di forza — al di là delle aspettative.
Un livello chiave da monitorare: il ritorno alla media mobile a 200 periodi

Oltre agli aspetti macro e alla forward guidance, c’è un elemento tecnico che merita attenzione. Nike è tornata sulla media mobile a 200 periodi su scala mensile, un livello che in passato aveva lasciato alle spalle allontanandosi notevolmente.
Per chi analizza il mercato con un approccio strutturato, questo può essere un segnale importante: la media mobile a 200 periodi è spesso considerata un supporto dinamico chiave, dove i prezzi tendono a rallentare o invertire. Tuttavia, un primo contatto con questa zona non è sufficiente: ciò che conta è come reagirà il titolo su timeframe più corti.
Monitorare la price action su scala weekly a partire da questo punto potrebbe offrire segnali più chiari. Se emergessero segnali di forza o conferme operative, Nike potrebbe rientrare in una fase di ribilanciamento interessante per chi ha una visione più tattica sul mercato.
Per ora, la prudenza resta la chiave. Ma è un titolo da tenere sotto osservazione.