L’ultimo dato sull’occupazione negli Stati Uniti ha spiazzato gli analisti, mostrando un mercato del lavoro più robusto del previsto e alimentando un dibattito acceso sul futuro della politica monetaria della Federal Reserve. Dopo un taglio significativo dei tassi di interesse a settembre, la prospettiva di ulteriori riduzioni appare ora meno certa, con implicazioni rilevanti per l’economia e i mercati globali.
Il Contesto Attuale: Occupazione e Politica Monetaria
Il Bureau of Labour Statistics ha pubblicato un dato sorprendente sulle nuove assunzioni nel mese di settembre: 254.000 nuovi posti di lavoro creati, ben al di sopra delle 150.000 unità previste. In parallelo, il tasso di disoccupazione è sceso dal 4,2% al 4,1%. Questo report, unito alla revisione positiva dei dati di luglio e agosto, suggerisce che l’economia americana è più solida di quanto si temesse, sfidando l’idea di una recessione imminente.
Questi risultati hanno avuto un impatto immediato sulle aspettative dei mercati finanziari e degli analisti, i quali avevano precedentemente scommesso su un ulteriore taglio dei tassi di 50 punti base durante la prossima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) in novembre. In effetti, il CME FedWatch, uno degli indici più seguiti per monitorare le decisioni della Fed, segnala che la probabilità di un taglio di 50 punti base è scesa al 15%, rispetto al 53% di inizio settimana. Attualmente, il mercato prevede con l’85% di probabilità un ridimensionamento più modesto di soli 25 punti base.
Larry Summers Critica la Fed: “Errore Maxi-Taglio, Rischio No Landing”
L’ex segretario al Tesoro americano, Larry Summers, non ha perso tempo nel commentare i dati sull’occupazione e la recente mossa della Fed. Secondo Summers, il taglio di 50 punti base effettuato a settembre potrebbe rivelarsi un errore, poiché non terrebbe conto di un’economia che mantiene tassi di crescita nominali dei salari elevati. “I dati confermano che siamo in una fase di alti tassi di interesse naturali,” ha affermato, suggerendo che una politica monetaria più cauta sarebbe stata più appropriata.
Summers ha introdotto il concetto di no landing, ovvero uno scenario in cui l’economia continua a crescere senza rallentare significativamente, spingendo l’inflazione a risalire e riducendo ulteriormente la flessibilità di intervento della Fed. A questo rischio si contrappone la possibilità di un hard landing, nel quale politiche monetarie troppo aggressive potrebbero frenare bruscamente la crescita economica. La preoccupazione è che la Fed si trovi intrappolata tra questi due scenari, con una ridotta capacità di intervento senza compromettere la stabilità economica.
Goolsbee della Fed di Chicago: Cautela nei Prossimi Interventi
Contrariamente a Summers, Austan Goolsbee, presidente della Fed di Chicago, ha adottato un tono più ottimista, definendo i dati sull’occupazione “eccellenti”, ma ha avvertito che è ancora presto per trarre conclusioni definitive. Goolsbee ha evidenziato come i numeri relativi all’occupazione siano spesso soggetti a revisioni, e che una visione più chiara emergerà solo con dati più consolidati.
Ha inoltre sottolineato che la crescita dei posti di lavoro è stata particolarmente marcata nei settori dei servizi di ristorazione, sanità e impiego pubblico, ambiti che hanno beneficiato di significativi contributi federali. Questo tipo di occupazione, secondo Goolsbee, potrebbe non essere sostenibile a lungo termine senza una solida base economica indipendente dai sussidi governativi.
Inflazione e Prossime Decisioni della Fed
Se i dati sul mercato del lavoro sembrano aver ridimensionato le preoccupazioni di un’imminente recessione, l’attenzione ora si sposta sull’inflazione. Giovedì, infatti, verranno pubblicati i dati sui prezzi al consumo di settembre, che si prevede possano fornire ulteriori indicazioni sulle prossime mosse della Fed. Gli analisti stimano un incremento dello 0,1% su base mensile, inferiore al +0,2% registrato ad agosto. Su base annua, l’aumento dovrebbe attestarsi al 2,3%, in lieve calo rispetto al mese precedente.
Tuttavia, l’inflazione core, che esclude le componenti alimentari ed energetiche, rimane stabile al 3,2%, un dato che conferma la necessità di mantenere una politica monetaria prudente. Stephen Juneau, economista di Bank of America, ha affermato che, nonostante i progressi fatti, l’inflazione continua a rimanere sopra il target del 2% fissato dalla Fed, lasciando aperta la possibilità di ulteriori tagli moderati ai tassi di interesse nei prossimi mesi.
Conclusioni: La Sfida della Fed nel Bilanciare Occupazione e Inflazione
L’economia americana si trova in un momento delicato. Da un lato, i dati sull’occupazione mostrano una solidità sorprendente, suggerendo che la recessione temuta potrebbe essere evitata. Dall’altro, l’inflazione persiste su livelli superiori all’obiettivo della Fed, limitando le possibilità di intervento aggressivo sui tassi di interesse.
Le parole di Larry Summers e di Austan Goolsbee evidenziano i rischi insiti in questa fase di transizione. La Fed dovrà calibrare con estrema precisione le prossime mosse, bilanciando il rischio di un hard landing e di un no landing, per evitare che l’economia si trovi intrappolata in un ciclo di crescita insostenibile o, al contrario, di stagnazione.
Il prossimo report sui prezzi al consumo sarà cruciale per determinare le aspettative del mercato. Gli investitori e gli operatori rimangono in attesa delle prossime mosse di Powell e del FOMC, sapendo che qualsiasi intervento avrà ripercussioni significative non solo per l’economia statunitense, ma per l’equilibrio dei mercati globali.