La Federal Reserve di Jerome Powell ha confermato il taglio di 0,25% sui tassi di interesse, portandoli in un range tra 4,5% e 4,75%, un aggiustamento atteso dai mercati e che allinea la politica monetaria agli sviluppi recenti dell’economia. Questo è il secondo taglio in due mesi, a seguito di un aggiustamento di 0,5% a settembre, che segnava un’inversione dopo un periodo di quattro anni di politica restrittiva.
L’annuncio è giunto due giorni dopo la vittoria elettorale di Donald Trump, creando un contesto di potenziali tensioni istituzionali, ma senza sorprese. Powell ha ribadito l’impegno della Fed verso i suoi obiettivi principali: stabilità dei prezzi e piena occupazione, evidenziando che l’inflazione ha fatto “progressi” ma rimane ancora elevata.
L’inflazione migliora, ma il costo della vita resta elevato
Il comunicato della Fed segnala miglioramenti nei dati inflazionistici, ma l’economia statunitense deve ancora far fronte a sfide considerevoli. Powell ha specificato che l’inflazione “è sulla giusta traiettoria” per raggiungere il target di 2% nel lungo termine, pur registrando un PCE core al 2,7%, superiore al previsto. Questo potrebbe condizionare ulteriori tagli dei tassi nella riunione prevista per dicembre, suggerendo che la Fed non adotterà una strategia predeterminata, ma continuerà a rispondere in modo flessibile all’evolversi dei dati economici.
Anche se l’inflazione rallenta, gli americani faticano a notare un sollievo nei loro bilanci, soprattutto a causa dei prezzi ancora elevati dei beni essenziali. Powell ha ricordato l’impatto dello “shock inflazionistico globale” degli ultimi anni, connesso alle conseguenze della pandemia, un evento che ha alterato in modo duraturo i livelli dei prezzi, richiedendo tempo prima che i salari possano adeguarsi in modo sostanziale.
Powell risponde seccamente: Trump non ha l’autorità di rimuoverlo
La relazione tra Powell e Trump è stata spesso tesa, con il presidente che in passato aveva espresso critiche alla guida della Fed. Tuttavia, durante la conferenza stampa, Powell ha risposto con fermezza, dichiarando che non intende lasciare l’incarico su richiesta della nuova amministrazione. A chi gli chiedeva se il governo Trump avesse l’autorità per rimuoverlo, Powell ha risposto che tale misura “non è consentita dalla legge”, segnalando di essere pronto a mantenere la propria indipendenza. Con l’insediamento ufficiale della nuova amministrazione il prossimo gennaio, le politiche promosse da Trump, seppur mirate alla crescita economica e favorevoli al business, potrebbero rivelarsi inflazionistiche e comportare un aumento del deficit, specialmente se verranno imposti nuovi dazi commerciali.
Powell ha voluto però ribadire che l’elezione presidenziale non influirà sulle decisioni della Fed, poiché l’istituto continuerà a concentrarsi esclusivamente sui dati economici reali, senza lasciarsi influenzare dalle ipotesi sulle scelte dell’amministrazione.
La ripresa economica è solida, prospettive positive per il 2025
A conferma della solidità dell’economia statunitense, Powell ha evidenziato la crescita del PIL del 2,8% registrata nel terzo trimestre, affermando che il 2025 potrebbe risultare ancora più forte. Questo ottimismo è sostenuto dai miglioramenti nelle condizioni del mercato del lavoro e da un tasso di disoccupazione che, sebbene leggermente aumentato, si mantiene a livelli storicamente bassi.
Conclusioni
Con il recente taglio dei tassi, la Fed cerca di mantenere un equilibrio tra la necessità di sostenere la crescita economica e l’impegno a contenere l’inflazione. Powell ha riaffermato l’indipendenza della Fed rispetto alle pressioni politiche, mentre le aspettative sul futuro economico indicano una potenziale continuità della ripresa nel 2025. Tuttavia, la traiettoria dei tassi dipenderà strettamente dai dati inflazionistici e dalla risposta dell’economia alle nuove politiche fiscali.