Nel pieno di una fase di turbolenza geopolitica e di ridefinizione dell’architettura monetaria globale, c’è chi non si limita a parlare di “nuovo ordine finanziario”, ma spinge il discorso verso una vera e propria rivoluzione di lungo periodo.
Michael Saylor, presidente esecutivo di Strategy (ex-MicroStrategy), è uno di questi.
Durante un recente intervento seguito al summit crypto della Casa Bianca, ha delineato una visione radicale: Bitcoin non solo continuerà a crescere, ma potrebbe arrivare a valere fino a 10 milioni di dollari. Il tutto alimentato non da stabilità, ma da instabilità sistemica.
Il Bitcoin come “riserva strategica” degli Stati Uniti
A colpire non è solo la cifra. A sorprendere è il contesto politico e istituzionale in cui questa tesi viene lanciata.
Secondo Saylor, la firma della Strategic Bitcoin Reserve da parte dell’amministrazione USA – accompagnata dal ritiro delle linee guida anti-crypto da parte del Tesoro – rappresenta un punto di svolta per la politica monetaria americana:
“L’amministrazione si sta muovendo più velocemente con programmi innovativi e decisivi, coraggiosi, pro-business, pro-tecnologia, pro-innovazione di qualsiasi altra amministrazione”
Il messaggio implicito è chiaro: gli Stati Uniti non intendono più restare alla finestra, ma vogliono giocare un ruolo attivo nella trasformazione dell’ecosistema finanziario globale.
Un asset che prospera nel caos
La tesi di fondo di Saylor si basa su una visione non nuova ma oggi espressa con estrema lucidità: Bitcoin non è uno strumento difensivo nel senso classico del termine. È una scommessa radicale contro il sistema esistente, e il suo valore si alimenta proprio dalle sue crepe:
“Il caos non sparirà mai.
Bitcoin prospera proprio in quelle condizioni.”
Per Saylor, l’instabilità è un fattore strutturale del XXI secolo: guerre commerciali, crisi del debito, sfiducia nelle valute fiat e disallineamento fra economia reale e finanza. In questo scenario, Bitcoin rappresenta l’unico asset veramente indipendente da banche centrali, governi e debito pubblico.
Crescita del 30–60% all’anno?
Tra le sue previsioni più controverse, spicca questa: Bitcoin crescerà tra il 30 e il 60% ogni anno per i prossimi 20 anni.
Un’ipotesi che, numeri alla mano, equivarrebbe a una rivalutazione in stile “Amazon nei primi 15 anni”… ma su scala monetaria.
È plausibile?
Forse no. Ma è significativo che venga espressa non da un promotore qualsiasi, ma da un imprenditore che ha investito oltre 4 miliardi di dollari in Bitcoin, mettendo in gioco il bilancio della sua stessa azienda.
Oltretutto questa ipotesi cancellerebbe totalmente ogni correlazione con i cicli di Halving e con le Borse USA.
La scommessa geopolitica dietro la previsione
Dietro la visione “bitcoiniana” di Saylor non c’è solo un tema di rendimento, ma una sfida ideologica e geopolitica: se il dollaro dovesse progressivamente perdere il suo status di bene rifugio globale, e se le banche centrali mondiali dovessero aumentare l’esposizione a riserve alternative (come oro e cripto), Bitcoin potrebbe emergere come nuovo “oro digitale”, non più solo nei tweet ma nei bilanci ufficiali.
📌 NDR:
Saylor è senza dubbio uno degli più estremi promotori del mondo crypto. Le sue previsioni vanno quindi lette non come analisi indipendente, ma come parte integrante della sua strategia industriale e narrativa.
Tuttavia, in un contesto macro dominato da incertezza strutturale, ignorare il ruolo potenziale di Bitcoin nel lungo periodo potrebbe essere un errore tanto grave quanto sopravvalutarlo.