In questi giorni il Bitcoin appare congelato tra gli 85.000 e i 90.000 dollari.
Probabilmente il motivo è perché sta attendendo il 15 di gennaio quando l’azienda MSCI deciderà se escludere Strategy dai suoi indici.

Perché Strategy è la carta fondamentale
L’eventuale esclusione di Strategy dagli indici MSCI rischia di essere un evento potenzialmente dirompente per il titolo e sul Bitcoin stesso. Secondo JpMorgan la rimozione potrebbe portare a vendite sul titolo fino a 8,8 miliardi di dollari.
L’uscita dai benchmark rappresenta solo un passaggio tecnico. Il nodo vero è più profondo e riguarda la sostenibilità del modello finanziario su cui oggi si regge la società.
Negli ultimi anni Strategy (ex Microstrategy) si è trasformata da software company a veicolo quotato con una caratteristica precisa: una quota preponderante del suo patrimonio è detenuta in bitcoin. Questa struttura ha portato MSCI a considerarla all’interno di una nuova categoria, quella delle Digital Asset Treasury (DAT), ovvero società il cui valore dipende in larga misura dalla detenzione di asset digitali più che da un’attività operativa tradizionale.
Il premio di Borsa come motore del sistema
Il punto centrale è che Strategy oggi capitalizza in Borsa circa il doppio del valore dei bitcoin presenti nel suo bilancio.
Questo scarto — il cosiddetto premio di mercato — non è un dettaglio: è il motore che rende possibile l’intera strategia.
Finché il mercato è disposto a pagare Strategy più del valore degli asset che possiede, la società può:
- emettere nuove azioni,
- raccogliere debito,
- utilizzare le risorse ottenute per acquistare ulteriore bitcoin.
Il modello è auto-rinforzante: il premio consente nuovi acquisti, gli acquisti rafforzano la narrativa, la narrativa sostiene il premio. Ma proprio per questo, la stabilità del sistema dipende da una variabile sola: la disponibilità del mercato a continuare a riconoscere quel premio.
Cosa succede se il premio si riduce
Se il titolo perdesse gli ingenti capitali degli investitori passivi che arrivano grazie al semplice fatto di far parte di un indice MSCI e dovesse progressivamente allinearsi al valore del patrimonio in bitcoin — o addirittura scendere sotto — il meccanismo cambierebbe natura.
In quel caso Strategy:
- perderebbe la capacità di acquistare nuovi bitcoin in modo efficiente,
- si troverebbe comunque a dover gestire un livello significativo di debito,
- vedrebbe ridursi drasticamente la flessibilità finanziaria che oggi deriva dalla valutazione di Borsa.
A quel punto, per far fronte agli impegni finanziari, l’unica leva disponibile diventerebbe la riduzione dell’esposizione, cioè la vendita dei Bitcoin detenuti.
Una struttura nata come compratore strutturale di bitcoin rischierebbe così, sotto pressione, di trasformarsi in un potenziale venditore.
L’uscita dagli indici: evento tecnico, non sistemico
L’eventuale esclusione dagli indici MSCI comporterebbe vendite forzate da parte dei fondi passivi che replicano quei benchmark. Tuttavia, si tratterebbe di flussi:
- prevedibili,
- concentrati nel tempo,
- e non necessariamente destabilizzanti sul breve periodo.
Il mercato è in grado di assorbire vendite di questo tipo. Il vero impatto non è immediato, ma graduale: la perdita della domanda automatica e passiva rende il titolo più dipendente dalla convinzione degli investitori attivi e, soprattutto, dalla tenuta del premio di valutazione.
Una dinamica già vista nella storia dei mercati
Nelle grandi bolle del passato, dai subprime ad altre fasi speculative, il problema raramente è stato l’illegalità ma l’azzardo di certe scelte finanziarie.
Le strutture erano formalmente corrette. A cambiare è stata la percezione: a un certo punto il mercato ha smesso di credere che il valore giustificasse il prezzo.
Nel caso di Strategy, la questione non è se la strategia sia lecita, ma quanto a lungo il mercato continuerà a pagare una società più di ciò che possiede, accettando implicitamente un modello basato su leva, fiducia e accesso continuo al capitale.
Se quella fiducia dovesse incrinarsi, il rischio non sarebbe un evento improvviso, ma una lenta inversione del meccanismo che oggi sostiene l’intera struttura.
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