Harry Browne nel suo libro “Fail safe investing” spiazza tutti dicendo che per costruire il portafoglio perfetto bastano 30 minuti.
Scopriamo come anche tu puoi costruirti il tuo portafoglio perfetto in mezz’ora!
Ma sarà tutto facile?
Scopriamo insieme peculiarità e differenze di una gestione passiva tipo Buy&Hold e di una gestione attiva.
Guarda il mio video.
Il portafoglio perfetto
Sì hai capito bene proprio mezz’ora, ma a ben guardare forse anche 5 minuti bastano per ricreare il portafoglio perfetto definito da Harry Browne.
Era il 1999 quando uscì questa pubblicazione che spiazzò il mondo finanziario che ancora si arrovellava con le complicazioni della teoria di Marckowitz per la creazione dei portafogli.
Entriamo dunque subito nel cuore del discorso.
Il portafoglio perfetto di Browne si basa su un concetto che è tanto semplice quanto efficace, che si basa sulle decorrelazioni tra diversi asset finanziari. Browne individua quattro asset finanziari che – per le conoscenze del tempo – riassumevano tutte le tipologie di strumenti finanziari e che per loro natura tendono a essere marcatamente decorrelate.
I quattro asset che Browne individua sono: liquidità, obbligazioni a lungo termine, azioni e oro, assegnando ad ognuno il 25% di peso.
Tale composizione, secondo la teoria, era da considerarsi statica.
Proviamo dunque a creare insieme questo portafoglio.
Una piccola nota: si potrebbe costruire questo portafoglio interamente ETF, magari lo faremo in un futuro video, ma non avrei avuto a disposizione uno storico interessante da mostrare, per questo motivo ho scelto fondi, indici e future.
Per costruirlo dunque ho preso i quattro asset finanziari che ti mostro nell’immagine. Come vedi ho usato due fondi per liquidità e obbligazionario, un indice per l’azionario e il future sull’oro.
25% IE0007998812 Anima Liquidity A (liquidità)
25% FR0010149120 Carmignac Securite’ A EUR Acc (obbligazionario)
25% MSCI World EUR (azionario mondo)
25% CME Globex Gold Futures (oro)
Dopo aver creato questo semplice portafoglio in pochi minuti, lo testiamo a partire dal 2000 a oggi, per avere un test rappresentativo di diverse epoche storiche, otteniamo questo risultato.
Sicuramente, è un risultato alquanto interessante, avremmo ottenuto un ritorno sull’investimento pari al 4% annuo.
Ora osserviamo lo stesso portafoglio, costruito con il nostro Trendycator, quindi movimentato attivamente negli anni a differenza del classico compra e tieni.
Il risultato di una gestione attiva, rispetto a una passiva è di fatto paragonabile, anzi leggermente peggiorativo in termini assoluti: infatti guadagna infatti il 3.40% all’anno contro il 4 visto in precedenza. Quindi uno 0.6% all’anno peggiorativo.
Esiste una convenienza nella gestione attiva?
Analizziamo nel dettaglio l’andamento dei due portafogli sovrapponendo le due curve.
Dal confronto emergono alcuni aspetti peculiari.
Il primo è che la gestione passiva per ben cinque anni non ha prodotto alcun risultato tangibile.
Vale la pena riflettere su questo punto: cinque anni sono un tempo esorbitante, nessuno riesce a resistere 5 anni con il portafoglio in perdita senza desistere.
Il portafoglio movimentato attivamente, dopo cinque anni aveva prodotto già il 20% di utile.
Certo negli ultimi anni, non a caso dal 2015, risulta vincente il buy&hold. Non a caso questo fenomeno è evidente a partire dal 2015 perché da quel punto in poi le Banche Centrali mondiali hanno iniziato a drogare il sistema pompando liquidità infinita.
Forse questo regime di stimoli non finirà mai? O forse è più verosimile che un giorno verrà progressivamente allentato e in quel momento rivivremo cinque anni come quelli di inizio 2000?
Ovviamente non lo possiamo sapere ma eventualmente, un investitore consapevole potrebbe decidere di alternare strumenti diversi (cosa che il buy&hold non può fare) scegliendo in periodi come questo fondi o titoli più performanti come vedremo in seguito. Quindi rimodulando la strategia del tempo coerentemente con le mutate condizioni di mercato.
Il secondo aspetto sul quale ti invito a riflettere, è dato dalla minore volatilità dell’asset gestito, è osservabile soprattutto nell’ultimo anno dove è totalmente assente il drawdown dovuto alla pandemia da covid.
Terzo punto fondamentale, avendo posizioni che entrano ed escono nel momento opportuno dal mercato si ha un costante flusso di cassa e diminuisce un parametro fondamentale: il Time in the market. Ovvero il tempo di esposizione a mercato, quanto tempo cioè il nostro capitale rimane esposto alle oscillazioni di mercato.
Nota che in quel periodo, dove non sei investito, il capitale può essere utilizzato per impieghi diversi.
Come detto al punto uno, è assolutamente impossibile che un investitore possa rimanere cinque anni con il portafoglio in perdita senza spazientirsi, tanto meno attendere 20 anni rimanendo sempre investiti (qualunque cosa succeda), per scoprire dopo quanto si ha guadagnato.
Certo, si potrebbe adottare questa strategia per un anno, ma se quello è un anno in perdita come ci comporteremo? Si tiene per un altro anno? E se diventano cinque in perdita quale sarà il nostro approccio? Probabilmente si deciderà di vendere in perdita e si perderà la fiducia nella strategia.
Conclusioni sul portafoglio di Harry Browne
Insomma, l’idea del portafoglio perfetto è senza dubbio interessante ma alquanto teorico.
Molto meglio, secondo noi, affidarsi ad una buona gestione attiva.
Non pensare però che la gestione attiva faccia sempre guadagnare di meno di quella passiva. Questo risultato è frutto di questo portafoglio specifico, ma se osservi il portafoglio seguente vedrai che dal 2010 ad oggi ha prodotto quasi il 10% all’anno sempre mantenendo sotto controllo la volatilità.
Questo portafoglio è stato costruito utilizzando la sezione I miei portafogli di RendimentoFondi inserendo titoli ad alto potenziale di ETI e Trendycator.