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Si è parlato a lungo del “dollaro digitale” come progetto della Federal Reserve per creare una valuta ufficiale in formato digitale. Nel frattempo, si sono affermate stablecoin private come USDC, che hanno iniziato a presidiare quello spazio.
Ora anche l’Europa vuole dotarsi del suo Euro Digitale, ma con un obiettivo che va ben oltre la tecnologia: ridurre la dipendenza strategica dai circuiti di pagamento americani.

L’Euro Digitale non è (solo) una moneta: rischia di diventare il prossimo terreno di scontro politico. Soprattutto se continuerà a essere percepito come un tentativo – ormai sempre meno mascherato – della BCE e della Commissione Europea di indebolire il monopolio statunitense su infrastrutture come Visa, Mastercard o PayPal.

E a quanto pare, negli USA viene già percepito così.

Secondo le analisi di Brookings Institution e Council on Foreign Relations, c’è scetticismo sull’idea che un euro digitale possa davvero scalzare il dominio globale del dollaro. Ma il punto non è questo.
La preoccupazione, più sottile, è un’altra: come evidenziano fonti come Bloomberg, l’espansione delle valute digitali di banca centrale potrebbe ridurre il ruolo dominante delle big tech americane nel sistema dei pagamenti globali. E questa, per Washington, è una linea rossa.

Cosa c’è davvero dietro l’Euro Digitale

Dietro l’apparente tecnicalità di una valuta “digitale” si nasconde una vera e propria sfida sistemica.
Oggi, oltre il 70% delle transazioni elettroniche in Europa passa attraverso circuiti controllati da società statunitensi. Il che significa che, in caso di crisi geopolitiche o tensioni transatlantiche, l’Europa potrebbe non avere il pieno controllo operativo sul proprio sistema economico.

Non è un esercizio teorico.

È una vulnerabilità che il Parlamento Europeo e la BCE stanno affrontando con crescente urgenza.

Come ha dichiarato recentemente Philip Lane, capo economista della BCE, la dipendenza dell’Europa dai fornitori esteri di servizi di pagamento “ha raggiunto livelli impressionantiesponendo l’Unione a rischi di pressione economica esterna.

Dichiarazioni da Guerra Fredda?

Forse. Ma perfettamente in linea con il nuovo mondo multipolare in cui ci troviamo.

Il contesto internazionale: un’America più aggressiva

Decisioni come queste, per quanto comprensibili sotto il profilo della sovranità economica, non passano mai inosservate a Washington.
Soprattutto con un’amministrazione Trump 2.0 al comando.

L’intervento del vicepresidente James David Vance alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco del 2025 è stato emblematico: ha definito l’EU Digital Services Act “un attacco alle imprese americane travestito da regolamento”. Se queste sono le premesse, figuriamoci quando entrerà in scena una moneta digitale che scavalca i colossi USA nei flussi di pagamento.

Lo scenario che nessuno vuole dire: dazi, ritorsioni e ostacoli nascosti

Un’America che vede nell’Euro Digitale una minaccia sistemica potrebbe reagire non solo con dichiarazioni politiche, ma anche con strumenti economici. Dazi? Più probabile di quanto si pensi. Pressioni indirette? Già viste in passato.

E se la storia insegna qualcosa, è che quando un’innovazione tocca i rapporti di forza, la risposta non è mai neutrale.

E noi investitori, cosa dobbiamo aspettarci?

L’Euro Digitale non è ancora realtà, ma è già un tema da tenere sotto osservazione. Perché il modo in cui verrà implementato – e le reazioni che scatenerà – potrebbe avere impatti reali sui mercati:

  • sul comparto fintech e bancario europeo, che potrebbe subire uno shock di ridefinizione;
  • sul cambio EUR/USD, soprattutto in scenari di tensione geopolitica;
  • sulle big americane dei pagamenti, che potrebbero essere al centro di pressioni, ma anche di nuovi cicli di rialzo.

Forse Visa e Mastercard ne usciranno più forti di prima.
O forse, il +57% e il +47% registrati dal nostro Trendycator nell’ultima operazione sulle due azioni USA, iniziata nel gennaio 2023, rimarranno un ricordo da archiviare.

Visa weekly, ultima operazione di Trendycator +57%. Fonte Circolo degli Investitori
Mastercard weekly, ultima operazione di Trendycator +47%. Fonte Circolo degli Investitori.
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Dr. Walter Demaria Laurea in Psicoeconomia, è un giornalista - pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Torino. E’ tra i fondatori del Circolo degli Investitori ed è editorialista di diversi quotidiani finanziari. Insieme a Massimo Gotta ha pubblicato “Investire in obbligazioni”, che è ad oggi un best seller tra i testi che si occupano in maniera operativa dell’investimento in obbligazioni. Ha un approccio ai mercati di tipo quantitativo e ha guidato il team di sviluppo che ha creato il Trendycator.

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