I bond della Francia potrebbero essere fortemente influenzati dall’esito delle elezioni americane, che non decideranno soltanto il prossimo presidente, ma anche il controllo del Congresso con l’assegnazione di 33 seggi al Senato e di tutti i 435 seggi della Camera.

Le previsioni indicano una forte incertezza su chi succederà a Joe Biden, anche se il Partito Repubblicano potrebbe ottenere la maggioranza in Senato e il Partito Democratico ha maggiori probabilità di prevalere alla Camera.

Secondo uno studio di Gavekal Research, una vittoria piena di Trump e dei Repubblicani rappresenterebbe un rischio concreto per i bond sovrani francesi.

Il paragone che preoccupa Parigi

Gavekal Research paragona l’attuale contesto a quello degli anni ’80, durante l’amministrazione Reagan. All’epoca, il presidente repubblicano attuò importanti riforme economiche, contribuendo alla crisi dell’America Latina e portando al salvataggio del Messico da parte del Fondo Monetario Internazionale nel 1982.

Sebbene il paragone possa sembrare audace, secondo l’analisi i bond della Francia potrebbero trovarsi in una situazione simile a quella dei bond latinoamericani negli anni ’80, dei mercati asiatici nel 1997 o della Grecia nel 2011.

L’economia dell’Eurozona sta attraversando un periodo di crescita modesta, e sebbene sia stata (forse…) evitata una recessione, le prospettive restano deboli.

La Banca Centrale Europea ha ridotto i tassi di interesse per tre volte consecutive, ma i bond francesi hanno iniziato a destare preoccupazione a partire da giugno, quando il presidente Emmanuel Macron ha sciolto l’Assemblea Nazionale in seguito a una sconfitta elettorale alle europee.

Nonostante i centristi abbiano perso la maggioranza, il governo, guidato dall’ex commissario europeo Michel Barnier, resta instabile e vulnerabile ai veti delle opposizioni.

Deficit elevato e instabilità politica

La mancanza di stabilità politica ostacola l’implementazione di politiche fiscali credibili. Barnier ha proposto un bilancio che prevede 60 miliardi di euro tra tagli alla spesa (40 miliardi) e aumenti delle entrate (20 miliardi).

Questo intervento, nel migliore dei casi, potrebbe riportare il deficit in linea con le previsioni precedenti, intorno al 5% del PIL, mentre l’obiettivo di scendere sotto il 3% è stato rinviato al 2029.

Le agenzie di rating sono scettiche sulla capacità della Francia di rispettare queste previsioni, e ciò si riflette in uno spread in aumento rispetto ai Bund tedeschi, che ha toccato gli 80 punti base dai meno di 50 di inizio giugno.

Negli ultimi mesi, i bond portoghesi e spagnoli hanno registrato una performance migliore di quelli francesi, e persino i Btp italiani hanno ridotto il differenziale rispetto ai bond francesi, con uno spread medio di 50 punti base.

La Francia ha subito un downgrade da parte delle agenzie di rating nella scorsa primavera, e recentemente sia Moody’s che Fitch hanno modificato l’outlook dei bond francesi a “negativo”. Al contrario, i titoli italiani sono stati rivisti con outlook “positivo” da Fitch e DBRS.

Rischi per i bond francesi in caso di vittoria di Trump

Ma perché la vittoria di Trump e dei Repubblicani sarebbe negativa per i bond francesi? Le politiche repubblicane, orientate a una riduzione delle tasse, sono viste come un incentivo all’economia americana, in contrasto con l’approccio più conservativo dei democratici.

Ciò aumenterebbe le aspettative inflazionistiche e, di conseguenza, i rendimenti dei Treasury americani, che già si trovano ai massimi degli ultimi mesi.

Inoltre, Trump intende applicare pesanti dazi sui prodotti cinesi, il che comporterebbe un rallentamento economico per l’Eurozona, con una conseguente riduzione delle esportazioni e un aumento dei costi di produzione e dell’inflazione.

Questo scenario renderebbe difficile per la BCE continuare a tagliare i tassi di interesse come desiderato, colpendo in modo particolare i titoli di Stato più vulnerabili. Se fino a poco tempo fa i principali indiziati erano i Btp italiani, ora i bond francesi appaiono sempre più a rischio.

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Dr. Massimo Gotta, giornalista-pubblicista iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Torino. Laureato in Scienze Politiche e in Giurisprudenza è uno dei più apprezzati analisti finanziari italiani, tra i fondatori del Circolo degli Investitori e ha alle spalle una lunga carriera professionale nel mondo bancario e finanziario. Ha lavorato per il gruppo bancario Mediobanca e per Banca Sella come responsabile Ufficio Titoli e Borsino ed in seguito Gestore di patrimoni presso la struttura Private Banking. È stato docente per l’Università degli Studi di Torino e la Scuola di Amministrazione Aziendale di Torino. Massimo Gotta è un apprezzato opinionista per diversi media finanziari tra cui Repubblica.it, LombardReport.com, Il Valore, Class CNBC. È coautore con Walter Demaria di “Investire in obbligazioni” (TradingLibrary 2013) e autore di diversi altri libri tra cui “Il meglio dell’analisi tecnica in Metastock” (Experta 2006). Disclaimer: L’autore Massimo Gotta non detiene strumenti finanziari oggetto delle proprie analisi al momento della pubblicazione. Il nostro giornale rispetta la Carta dei Doveri dell’Informazione Economica Clicca qui--> Informazioni metodo Clicca qui-->

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