Questo virus non sarà responsabile della fine dell’umanità, ma sicuramente verrà ricordato nei libri di storia e da tutti noi come l’evento che ci ha sensibilmente cambiato la vita. Voglio sperare comunque che potrà portare, nel medio termine, anche qualche benefico cambio di abitudine. In questi giorni si sente, e si legge, di tutto e di più. Dagli inviti a leggere solo le notizie ufficiali, ai complottisti, ai catastrofisti, quelli che “non è il 2008”, quelli che “è peggio”.
In questo articolo analizzeremo i possibili scenari macroeconomici nel breve e nel medio termine.
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Problema Finanziario
Nel breve termine è facile trovare analogie con il 2008. Purtroppo, dobbiamo registrare come la storia si ripete sempre uguale, seppur con lievi sfaccettature diverse.
Nel 2008 il problema era finanziario, siamo d’accordo con chi sostiene che oggi non è così. È evidente. Ma come nel 2008, gli USA reagirono immediatamente con il QE, mentre in Europa si discuteva tra falchi e colombe in preda alle nostre solite lacerazioni interne. Abbiamo dovuto attendere fino all’arrivo di un italiano alla BCE per iniziare a fare il cosiddetto “Whatever it takes” con due lunghissimi anni di ritardo. Comunque sia, poi ha funzionato e adesso era da un paio di anni che finalmente anche in Italia i dati sulla disoccupazione erano in costante calo.
Ma soffermiamoci ancora sulle divisioni europee per dire che anche oggi, come se la storia non servisse mai a nulla, il contagio è dovuto diventare europeo affinché si iniziassero a intraprendere misure europee; prima era il solito problema italiano.
Il tessuto produttivo nelle ultime settimane prima del blocco è andato in stress da iperproduzione. Il motivo più diffuso era la paura che la produzione in Italia venisse bloccata. Ancora una volta, notate l’arroganza di pensare che solo in Italia si potesse bloccare qualcosa. Oggi invece, ci troviamo con tutte le grandi industrie, dall’automotive all’aereonautica, solo per citare alcuni settori, che si sono fermati a livello globale. Quindi quando riprenderanno a lavorare, dovranno prima smaltire queste scorte inutilmente accantonate generando un secondo stress da mancanza di commesse alle industrie nostrane.
Problema economico
In molti oggi scrivono che le conseguenze a lungo termine sull’economia del Coronavirus dipenderanno da come le autorità pubbliche (governi e banche centrali) gestiranno gli stimoli diretti nell’economia reale. Tornando alle analogie con il 2008, oggi sfortunatamente (o fortunatamente) il problema è globale e si sta reagendo molto più rapidamente di quanto non si sia fatto prima. Ritengo però semplicistico ritenere che il problema sia solo economico, dunque che possa bastare inondare le aziende e i lavoratori di sussidi. Certo gli ammortizzatori sociali sono indispensabili, ma non è detto che le persone tornino subito a spendere.
Il tessuto imprenditoriale dovrà prima riassestarsi verso un nuovo punto di equilibrio, e questo richiederà mesi. Se prima abbiamo iper-prodotto dopo dovremo consumare le scorte.
Il primo effetto di questo è già visibile: alcune grandi compagnie stanno iniziando a lasciare a casa le classi più deboli, quelli cioè più facilmente svincolabili: interinali e persone vicine alla pensione.
Questo potrebbe portare, almeno nel breve termine, ad una traslazione nel tempo di tutte le spese differibili. Per intenderci, in molti potrebbero iniziare a pensare che l’auto un po’ vecchia funziona ancora, il telefonino idem, etc.. L’ondata di licenziamenti, se non arginata in tempo dai governi, limiterà ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie.
L’ultima crisi è stata superata con misure straordinarie di politica monetaria. Tradotto in estrema sintesi: le banche centrali hanno immesso una enorme quantità di denaro nel sistema finanziario e oggi si apprestano a fare la stessa cosa nel tessuto economico.
Addirittura Trump questa notte ha parlato di soldi a pioggia ( due trilioni di dollari) in mano a tutti i cittadini statunitensi e forse nella sua follia potrebbe funzionare.
Oggi però lo scenario è diverso dai precedenti e permane un alone di incertezza su quanto queste misure potranno essere efficaci nel medio periodo, perché il problema non è né finanziario, né economico, ma umano.
La paura di essere umani
Potenzialmente l’onda emotiva di questa crisi potrebbe far sentire i suoi effetti a lungo. Il motivo è semplice: questa crisi sta minando alla base il nostro modo di relazionarci con gli altri. Come detto, non è più un problema né finanziario né economico ma umano. L’economia reale si basa proprio su questo: sugli scambi e sulle relazioni tra persone. La speranza è dunque che torni velocemente a circolare la fiducia verso il prossimo e si riprenda velocemente ad andare al cinema, al ristorante, in vacanza in Italia etc.
Questo dunque è la grande sfida per il prossimo futuro. Trovare quanto prima un vaccino per ridare alle persone la fiducia nel prossimo e la voglia di relazionarsi.
Conseguenze per la finanza
I mercati come sempre anticipano il ciclo economico. Oggi i mercati rimbalzano poderosi grazie alle iniezioni di liquidità, anche se, quando usciranno le prime trimestrali potremmo ancora vedere altra turbolenza. Dipende da quanto i numeri saranno lontani dalle previsioni. Speriamo dunque possa iniziare presto una fase di stabilizzazione nelle quali le borse potranno trovare un nuovo punto di equilibrio per poi ripartire.
Nel breve termine è evidente che tutti i portafogli finanziari rimarranno ancora in stato di stress, tranne quelli che grazie ai consigli di RendimentoFondi sono liquidi, ma nel lungo termine si stanno ricreando le condizioni per una nuova crescita dei mercati. Dovremo essere bravi a cogliere queste nuove opportunità sapendo che l’umanità ha superato calamità anche peggiori di questa.
Valutiamo alcuni grafici
VIX: (indice di volatilità sull’S&P500) ha raggiunto i massimi del 2008 e si pensa non possa far altro che scendere. Comunque sia, anche con bassa volatilità le Borse possono sempre scendere con una discesa strutturale e meno dettata dal panico.
S&P500: ha violato il supporto dato dai minimi del 2019 e sulle voci delle cure draconiane di Trump ha recuperato il livello di supporto. Sarà importante valutare la chiusura di questa settimana. Un ritorno al di sotto anche nelle prossime settimane potrebbe spingere l’indice fino ai minimi del 2016 in area 1812 punti. Al contrario, se dovesse stabilizzarsi al di sopra di tale livello avremo probabilmente raggiunto il punto di equilibrio.
FTSEMIB: noi ovviamente non ci facciamo mai mancare i record negativi. Come si vede dal grafico la Borsa di Milano ha già raggiunto il minimo del 2016 trovando proprio in quel livello un importante argine alla discesa. Adesso il grafico sembra aver trovato un nuovo punto di equilibrio ma dobbiamo aspettare la chiusura di settimana per dire se sarà veramente un BOTTOM.