Arrivano i primi dati macro non buoni per l’economia USA e la Borsa a stelle e strisce inizia ad abbozzare un po’, con una lieve correzione dai massimi relativi segnati a metà settembre. Di fatto, il dato negativo “pesante” è arrivato: l’ISM manifatturiero USA è stato fortemente negativo, passato al 47,8 dal precedente 49,1 contro – per altro – atteso a 50.
Si conferma quindi la frenata economica per l’America, con un brutto record. L’indice ISM manifatturiero si è infatti attestato al minimo da giugno 2009. E, come se non bastasse, gli altri dati in uscita a “corollario” vanno a confermare non solo l’attuale quadro di debolezza bensì anche la prosecuzione di tale rallentamento.
Su alcuna stampa specializzata leggiamo un’interessante analisi che qui condividiamo poiché l’ipotesi che ne scaturisce è che possa essere giunto il momento di sovrappesare l’azionario europeo nei portafogli, visti gli esiti delle analisi.
E’ tuttavia necessaria una doverosa premessa: non vendiamo la pelle dell’orso troppo presto, poiché se da un lato è vero che l’ISM manifatturiero è un dato di peso notevole è anche vero che questo è ormai rappresentativo solo più per il 10% dell’economia totale; inoltre diversi altri dati “previsionali” non sono così malvagi.
L’analisi citata riporta un interessantissimo confronto tra gli indici CESI (Citigroup Economic Surprise Index) fra USA ed Eurozona, da cui si evince nettamente un’importante divergenza tra i due indici. Dal grafico, inoltre, si nota anche molto chiaramente come CESI USA condizioni in modo pesante il CESI globale, mentre l’Eurozona risulta addirittura decorrelata.

E in effetti, oggi USA ed Europa sono proprio agli antipodi. Da qui l’ipotesi dell’analisi citata che – facendo leva sulla statistica – ritiene ragionevole attendersi un riavvicinamento dei due grafici. Ne consegue, sempre secondo l’analisi in parola, che questi due grafici possano essere una sorta di “bussola” mette in relazione il CESI con gli indici di Borsa.
Pertanto, che sia ora di sovrappesare, nella componente azionaria, il Vecchio Continente?
Per provare a rispondere a questo arguto quesito abbiamo messo a confronto i grafici Trendycator dell’indice S&P500 e dell’indice MSCI Europe, in cerca di qualche evidenza “anticipatrice” del modello.
Naturalmente, come tutti i nostri lettori sanno, il modello Trendycator non fa previsioni ma segue gli sviluppi del mercato; ad ogni buon conto possiamo però ragionare ad ampio raggio mettendo insieme le diverse evidenze che il modello ci propone e formulare quindi un’ipotesi in tal senso.


Dai grafici Trendycator sopra si vede come l’indice S&P500 sia ancora impostato sul long, nonostante la correzione in corso, mentre l’MSCI Europe è ancora in zona neutra. Ma possiamo notare anche un’altra cosa: il Trendycator Oscillator sta provando a rialzare la testa sull’MSCI Europe mentre pare in flessione sull’S&P500.
Quasi come se l’Europa fosse pronta al “riscatto” dopo una fase di sottoperformance imbarazzante rispetto alla Borsa USA. Operativamente, volendo fare un atto di fede verso la statistica – e quindi verso l’ipotesi dell’analisi citata sopra – si potrebbe prendere posizione con un fondo o ETF sul mercato azionario europeo, con livelli di stop rigorosi sotto area 1.000 di MSCI Europe in prima battuta e poi sotto il livello di BOTTOM registrato a fine 2018.
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