Per i risparmiatori è sempre più difficile districarsi tra le innumerevoli proposte di investimento e riuscire a costruire un’asset allocation di portafoglio efficiente in termini di rapporto rischio/rendimento. In più devono confrontarsi con diversi operatori, che si definiscono ormai tutti Consulenti, anche quelli che in realtà sono venditori di prodotti finanziari. Cerchiamo quindi di fare chiarezza.
Consulenza Indipendente a confronto col risparmio gestito
Il primo punto che affronteremo, in questa serie di qrticoli Wiki, riguarda proprio il rapporto fra il risparmio gestito – fondi e Sicav per intenderci – e i vari modi di offrire consulenza ai risparmiatori. Risponderemo ad una semplice quanto fondamentale domanda: è possibile offrire della vera consulenza – cioè quella prestata in totale assenza di conflitti di interesse – pur attingendo anche ai prodotti del risparmio gestito per creare un portafoglio effettivamente ed efficacemente diversificato, e che porti reale beneficio al cliente?
Si vedrà come questo sia possibile, a patto che le proposte di investimento non seguano logiche di budget, e a patto che i fondi e le Sicav da inserire in portafoglio siano scelti e poi movimentati con rigorose metodologie quantitative, tese a minimizzare i rischi e a massimizzare i profitti. Ne scaturirà un quadro chiaro e inequivocabile, che permetterà al lettore di comprendere la sostanziale differenza tra vera consulenza indipendente e consulenza strumentale alla vendita di prodotti finanziari.
Il rapporto annuale MBRES sui fondi: sono tutti da buttare?
L’analisi annuale dell’Ufficio Studi di Mediobanca su fondi e Sicav scatena sempre un aspro confronto tra i tifosi e i detrattori del risparmio gestito. Posto che le posizioni intransigenti e assolutiste non sempre hanno a fondamento obiettive ragioni, è pur vero che i dati presentati da Mediobanca, ormai da molti anni, sono tutt’altro che lusinghieri.
Tuttavia, ciò non toglie che, seppur in un panorama non proprio confortante, vi siano dei fondi e delle Sicav che fanno meglio dei mercati di riferimento. Il problema semmai è saperli individuare, visto il loro numero esiguo in rapporto al totale; a questo problema si può ovviare solo attraverso un adeguato supporto decisionale, che dovrebbe essere offerto dal consulente senza il pregiudizio che vede il risparmio gestito come la panacea di tutti i mali oppure, di contro, come un mostro dalle mille teste pronto a sbriciolare i patrimoni dei risparmiatori.
Come dicevano gli antichi, in medio stat virtus, e attraverso alcuni esempi dimostreremo che non solo è possibile individuare i best performers (attenzione però, non sono sempre gli stessi…), ma anche trattarli con massimo beneficio in ottica di asset allocation.
Fondi, Sicav ed ETF
Altra questione non di poco conto, ragionando sempre in termini di strumenti o prodotti destinati a costituire un portafoglio diversificato, è quella che vede contrapposte le fazioni pro e contro il risparmio gestito. Infatti, nella pratica, è triste consuetudine osservare portafogli composti esclusivamente da fondi e Sicav oppure esclusivamente in ETF ed ETC.
Peccato che, a seconda delle esigenze di portafoglio – ed in base all’andamento e alle prospettive dei mercati – queste posizioni estreme mal si conciliano con le vere esigenze di un cliente. Una visione parziale (per non dire miope…), che non permette di valutare in modo obiettivo e analitico tutti gli strumenti e i prodotti finanziari, non porterà mai un effettivo valore aggiunto in termini di consulenza, poiché non di rado per alcune asset class è indubbiamente preferibile un ETF, mentre per altre è certamente preferibile un buon fondo o una buona Sicav.
La favola dei “mercati efficienti” e la favola del “lungo periodo”
Sono molti i luoghi comuni e i falsi miti che, nel corso di diversi decenni, i mercati finanziari hanno saputo produrre e mantenere tutt’oggi in vita. Alcuni di questi falsi miti, addirittura, sono diventati dei veri e propri mantra, recitati dai vari “esperti” della finanza con religiosa convinzione ai propri clienti. Chi non ha mai sentito affermare “I mercati, per definizione, sono efficienti, per cui è impossibile fare meglio dei mercati…”, oppure, “Gli investimenti vanno valutati nel lungo periodo…”, alzi la mano.
In termini pratici, questa impostazione è la genesi della c.d. strategia Buy&Hold, cioè compra un asset, tienilo in portafoglio per molti anni, e diventerai ricco. Tradotto in termini di costruzione di un asset allocation di portafoglio significa, sostanzialmente, dare quasi esclusivamente importanza all’asset allocation strategica, cioè di lungo periodo, senza tuttavia preoccuparsi del momento contingente a livello macroeconomico e finanziario.
Si vedrà come questo approccio non sia più adatto ai mercati di oggi, che in poco più di un decennio non hanno solo cambiato pelle, ma addirittura si sono trasformati a tal punto da rendere talvolta vane le strategie che cercano di inserire in portafoglio asset decorrelati. Una gestione passiva oggi non permette più un efficace controllo dei rischi finanziari, e non permette quindi di mantenere il drawdown di portafoglio entro limiti psicologicamente e monetariamente accettabili.
Asset allocation: meglio quella tattica e quella dinamica
Il contenimento dei rischi di portafoglio, unitamente al raggiungimento degli obiettivi finanziari che esso si pone, passa oggi per l’adozione di una metodologia dinamica. Infatti attraverso l’asset allocation tattica (medio termine), integrata con l’asset allocation dinamica (breve termine), le scelte di rotazione del portafoglio saranno sempre effettuate tenendo bene in conto la situazione economico-finanziaria globale.
Una gestione di portafoglio moderatamente attiva, che adotti metodologie con solide basi statistiche, è in grado di apportare enormi benefici in termini di rapporto risk/reward, ed è pertanto oggi di gran lunga preferibile all’anacronistica strategia Buy&Hold. Per dirla alla Nassim Nicholas Taleb, non possiamo evitare i “cigni neri”, ma possiamo arginarne gli effetti negativi; possiamo cioè tentare di essere pronti a sfruttarne la parte positiva, piuttosto che cercare di predirli o, peggio ancora, far finta che non esistano.
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