Uno degli aspetti peculiari della scelta di un ETF è la cosiddetta liquidità dello strumento. Tale informazione ricopre un ruolo fondamentale nella scelta del capitale da impiegare e nell’eventuale slippage al quale si può andare incontro.
Conoscere la liquidità di uno strumento inserito in un portafoglio è particolarmente utile quando si parla di ETF/ ETC/ETN. A differenza degli ETF, i fondi comuni di investimento non soffrono del problema legato alla liquidità. In
questo secondo caso, il sottoscrittore acquisterà delle “quote” del fondo e sarà poi il gestore ad effettuare per lui l’acquisto delle azioni. Dunque si ha una intermediazione tra il soggetto acquirente e il mercato. Gli ETF invece, al pari delle azioni vengono negoziati direttamente. Anche le azioni stesse sono meno influenzate dalla liquidità, in quanto è normale che una small cap offra un volume di scambi inferiore rispetto ad una big cap. per questo motivo, in questo
articolo, ci concentreremo prevalentemente sugli ETF. Tuttavia, tale analisi può
essere riportata parimenti a qualsiasi strumento quotato.
La liquidità di uno strumento finanziario
La liquidità di uno strumento la si può definire in due modi:
– come volume di scambi giornaliero in confronto con uno strumento assimilabile;
– come spread (differenza) tra denaro e lettera nel book.
Il volume degli scambi a sua volta si può ricavare in due modi:
– numericamente;
– visivamente.
In Fig.1 si osserva un tipico esempio di strumento finanziario con scarsa liquidità in base daily.

Da questo esempio è possibile ricavare entrambe le informazioni precedentemente esposte: possiamo valutare il volume di scambi numericamente attraverso un indicatore di volume e possiamo valutarlo anche
visivamente. Numericamente si apprezza come al momento della stesura di questo articolo lo strumento abbia scambiato appena 50 pezzi nell’arco della giornata e una media complessiva di qualche centinaio al giorno. Qualora il lettore avesse difficoltà nel reperire un grafico con indicatore del volume ricordo che i grafici di RendimentoFondi hanno tale indicatore (al momento unicamente su scala settimanale) e inoltre, sul sito borsaitaliana.it è disponibile il dato dei volumi giornalieri all’interno della scheda analitica di ogni strumento quotato.
E’ inoltre possibile valutare visivamente la liquidità analizzando il grafico.
Una candela di qualsiasi timeframe che viene rappresentata come una linea orizzontale significa che ha i valori di Open, High, Low e Close identici; pertanto non ha mai scambiato e quel valore identifica unicamente il prezzo di riferimento.
Non solo, anche gli ampi spazi lasciati vuoti tra una candela e la successiva
rendono bene l’idea di un titolo con pochi scambi.
In Fig. 2 è visibile il secondo aspetto fondamentale: lo spread tra denaro
( prezzo offerto da chi vuole acquistare) e lettera (prezzo offerto da chi vuole
vendere).

Nell’esempio proposto vediamo che il primo acquirente con una
capienza interessante è posizionato a 25,690. Esiste una proposta a 25,695 ma
di quantitativo modesto. Mentre il primo venditore è posizionato a 25,805.
Questa differenza è detta appunto “spread denaro lettera”. E’ importante
valutare questo aspetto perché nel caso in cui io dovessi trovarmi nell’urgenza di dover vendere, vuoi per un motivo personale o vuoi perché i mercati crollano,
io mi troverei a pagare un prezzo aggiuntivo derivante dalle scarse proposte in acquisto.
In Fig.3 vediamo lo stesso book sulla azione Ferrari dove possiamo notare come
la differenza tra denaro e lettera sia pari a due tick (1 tick corrisponde al minor scostamento possibile).

Ciò che importa davvero è il controlvalore
Dopo tutta questa dissertazione sul volume, e su come individuarlo andiamo al vero punto nodale. Anche il conteggio dei volumi scambiati ci racconta una realtà solamente parziale. Infatti, all’investitore ciò che più importa è che
mediamente ci siano scambi sufficienti ad assolvere al suo budget di acquisto.
Necessariamente, un investitore con 100.000 Euro da investire dovrà scegliere strumenti diversi rispetto a chi intende magari investire 1.000 Euro. Dunque risulta altrettanto importante poter valutare il controvalore monetario effettivamente scambiato dallo strumento.
Per sintetizzare molti dei concetti espressi in questo corposo numero del nostro
magazine mensile andremo ad analizzare due ETF simili tra loro:
– UBS ETF Euro Stoxx 50 UCITS ETF A-dis (E50EUA) – LU0136234068. ETF a replica diretta (fisica) dell’indice globale europeo Eurostoxx50 (Fig.4).

– iShares Core EURO STOXX 50 UCITS ETF EUR – Dist (EUE) – IE0008471009 a replica diretta (fisica) dell’indice globale europeo Eurostoxx50 (Fig.5).

Stiamo mettendo a confronto due ETF con pari sottostante, entrambi a replica fisica. Notiamo come nel primo caso (E50EUA), lo strumento scambi un controvalore esiguo pari a 62.000 Euro (media a 20 periodi) e momenti di minore liquidità in cui scambia anche zero pezzi. Il secondo ETF invece, offre un controvalore di scambi nell’ultimo periodo pari a undici milioni di Euro e nei momenti di “minor” liquidità ha comunque una media intorno al milione di controvalore scambiato giornalmente.
Buon Circoloinvestitori.it